Uno, Nessuno, Centomila

Watch Dogs: Legion

Watch Dogs: Legion

Sviluppatore: Ubisoft
Distributore: Ubisoft
Formato: Digital+retail
Localizzazione: Italiano
Versione Testata: PC
Ringraziamo il publisher per averci fornito una copia review

Dove posso acquistarlo?

Acquistando videogiochi attraverso questi canali sostieni GeekGamer.it e garantisci la qualità dei suoi contenuti senza alcun sovrapprezzo.

Un passo falso, una trappola, una serie di esplosioni, accuse fasulle ben piantate e tutta Londra considera il DedSec il responsabile dell’accaduto: un gruppo terroristico, pericoloso per i cittadini, pretesto per l’instaurazione di una distopia tecnologica paramilitare. Così si viene introdotti in Watch Dogs: Legion, terzo capitolo della serie tecno/stealth di Ubisoft, un open-world – se mai si dovesse ancora specificare per un AAA prodotto dalla casa francese – in questo caso sviluppato presso la sede di Toronto, che sta anche terminando i lavori su Far Cry 6.

Appare subito chiaro che la linea che collega fra loro i vari episodi della serie sia principalmente incentrata sulla centralità della tecnologia e dell’hacking, mentre toni e tematiche variano grandemente fra un capitolo e l’altro. Watch Dogs: Legion va a toccare, infatti, argomenti cari al presente e al prossimo futuro, come il delicatissimo equilibrio fra privacy e sicurezza: l’ambientazione proposta, del resto, è collocata solo un decennio dopo il nostro tempo. Nella Londra di fine anni ‘20 ogni persona deve – causa contratto fra governo e Blume, l’azienda produttrice – indossare Optik, vale a dire l’evoluzione tecnologica degli smartphone di oggi: con Optik si ha accesso ad Internet, comunicazioni, identificazione e realtà aumentata attraverso un collegamento diretto al nervo ottico. È facile intuire come con queste premesse sia semplicissimo introdurre una vera e propria “dittatura” della sorveglianza nei confronti dei cittadini, ed è esattamente quanto accade: Albion, un’organizzazione di sicurezza privata che ha ottenuto l’incarico governativo di riportare ordine e sicurezza nella capitale inglese, sfrutta la stretta collaborazione con il SIRS (Signals Intelligence Response Service) per tenere sotto controllo l’intera popolazione.

Watch Dogs: LegionDopo la breve missione introduttiva, Watch Dogs: Legion mostra subito una prima importante novità: una schermata da cui scegliere il proprio (primo) protagonista fra una lista di 15 candidati generati casualmente. Perché generati casualmente? Perché non esiste un protagonista. In fase promozionale, Ubisoft ha fortemente messo in evidenza come Legion avrebbe garantito la possibilità di “giocare come chiunque”, ed è quello che accade già in questa fase: si assume l’identità di un cittadino londinese qualsiasi, primo tassello necessario per risolvere un vero e proprio puzzle di spionaggio industriale. L’avatar del giocatore viene infatti reclutato dal DedSec, misterioso collettivo che ha lo scopo di sviscerare la corruzione della società e mettere in luce l’operato losco delle maggiori corporazioni. La Londra del futuro è messa sotto scacco da diverse fazioni dagli interessi quanto meno discutibili, dalla stessa Albion fino a organizzazioni criminali come il Clan Kelley, e spetta a noi sventarne i piani.

Watch Dogs: Legion

Squadra che vince… si cambia?

L’incipit di Watch Dogs: Legion è sicuramente interessante per un titolo che, fondamentalmente, fa affidamento sul gameplay piuttosto che su una componente narrativa raffinata. La capitale inglese rappresenta un setting d’impatto, e una città tanto eterogenea è il contesto ideale per la nuova meccanica ideata da Ubisoft: è infatti possibile reclutare nel DedSec qualsiasi persona si incontri – a patto di convincerla, ovvio. Proprio come nella realtà, ogni individuo presenta tratti specifici (siano essi positivi o negativi), così come interessi, impegni, relazioni. La simulazione degli abitanti è la cosa più impressionante che Legion riesca ad offrire, e la rete di intrecci che è possibile costruire man mano che si procede non può fare a meno di colpire: riuscire a reclutare una persona dopo 15 ore di gioco solo perché in precedenza si è fatto un favore ad una sua conoscenza regala una buona sensazione di organicità e coerenza.

Tanta complessità nella costruzione delle relazioni non è esente da pecche, e con svariati milioni di possibili candidati è inevitabile ricadere in una certa meccanicità e ripetitività: il ventaglio di favori richiesti o offerti, per quanto ampio, non è infinito, e l’effetto “filler quest” non tarda a farsi sentire. La mancanza di un protagonista fisso e riconoscibile può portare a discussioni di tema psicologico sulla differenza nella creazione di un rapporto di empatia fra giocatore e avatar, ma d’altra parte la libertà di giocare (interpretare) “chiunque si voglia”, benché privi della possibilità di creazione del personaggio, potrebbe essere persino in grado generare un legame di pari forza. È una discussione complessa che potrebbe non avere una sola risposta.

Watch Dogs: LegionUn altro problema in cui Ubisoft Toronto è incappata è quello di bilanciamento. Da un lato Watch Dogs: Legion garantisce in teoria la possibilità di affrontare le missioni ad armi spianate, in modo stealth o controllando droni (il mio metodo preferito!), dall’altro tale diversificazione soffre di squilibri non indifferenti. Per esempio, esiste nel gioco un ramo tecnologico dal quale sbloccare potenziamenti e abilità condivise da tutti i membri del DedSec, ed alcune di queste vanno completamente a sovrapporsi a quanto portato in dote autonomamente da ottimi agenti, magari reclutati con fatica, che di colpo si ritrovano ad essere decisamente meno utili. Inoltre, come spesso accade, l’IA dei nemici non è tale da rendere difficoltoso un approccio furtivo da agenti segreti, ma la loro capacità di reazione di fronte a un gioco più aperto è addirittura peggiore, cosicché è veramente raro trovarsi in serie difficoltà; il gameplay è oltretutto facilitato dal fatto che ogni recluta del DedSec è in grado di hackerare, persino l’anziano signore ottantenne che ha come unica abilità specifica la difficoltà a muoversi agilmente, e quindi a mettersi al riparo in caso di pericolo. D’altra parte, va ammesso che il ventaglio di abilità e tratti distintivi offerto dai personaggi resta comunque impressionante, soprattutto in considerazione del fatto che siamo davanti alla prima iterazione del sistema “play as anyone”. Spiare le persone che passeggiano per Londra e vedere cosa fanno nella vita e di quali abilità siano in possesso può essere di per sé un buon passatempo in Legion, anche in virtù della possibilità di personalizzare l’abbigliamento dei membri del DedSec: si può scegliere di giocare con le reclute più interessanti, piuttosto che con le più forti; perché no?

Watch Dogs: LegionLondra, in pieno stile Ubisoft, è cosparsa di “collezionabili” di diverso tipo, e per fortuna è presente un sistema di spostamento istantaneo (metropolitana), così come la possibilità di usare veicoli. La seconda è una delle esperienze meno piacevoli del panorama AAA recente, specie se si usano tastiera e mouse, ma nel 2030 o giù di lì i veicoli sono anche a guida autonoma, quindi ci si può limitare a fare i passeggeri. Occorre inoltre ricordare come Watch Dogs: Legion avrebbe previsto anche una modalità multiplayer, ad oggi non ancora disponibile e posticipata al 2021.

Dal punto di vista tecnico non è così semplice valutare un titolo di questa portata. Gli scorci offerti da Londra sono sicuramente di impatto (anche se la sensazione è che manchi qualcosa in termini di pulizia grafica) e su PC l’implementazione di illuminazione e riflessi è sicuramente di buon livello, sia in modalità raster tradizionale che, in particolare, attivando il ray-tracing. I personaggi, d’altra parte, sono davvero ridotti ai minimi termini: si notano ancora troppo i segni della generazione automatica, specie nelle corporature, e anche le animazioni non sono di livello eccelso. Le prestazioni sono solo discrete: senza ray-tracing e al massimo del dettaglio (Ultra), una scheda video di fascia alta della scorsa generazione arriva ad offrire sui 70-80 fps in fullHD. In ray-tracing serve l’intervento della tecnologia DLSS per risultare giocabile con le GeForce serie 2000, e salendo di risoluzione anche con le nuove RTX 3000: non un miracolo di ottimizzazione, ma Ubisoft sta ancora lavorando per migliorare il tutto tramite patch. Su PC, se non altro, non si riscontra il livello di pop-up segnalato nelle edizioni console.

Va dato merito ad Ubisoft Toronto per aver reso il gioco davvero approcciabile e inclusivo per tutti: ci sono opzioni per i daltonici, sottotitoli ridimensionabili e cambiabili di colore, con o senza closed caption, e sono presenti anche diversi livelli di assistenza alla mira, oltre alla possibilità di riconfigurazione dei pulsanti.

Watch Dogs: Legion è tanto coraggioso quanto classico. L’idea del “play as anyone” è decisamente innovativa, ma tale originalità non si risolve sempre in un’esecuzione convincente. La struttura open world è ormai scommessa sicura in casa Ubisoft per i suoi titoli di punta, tanto da far sospettare che non si sia in grado di proporre altro. Legion sa divertire, ma per farlo si affida troppo spesso al giocatore piuttosto che a se stesso.

Good

  • Il concetto base è interessante
  • Possibilità di approcci differenti
  • Setting con potenzialità...

Bad

  • ...ma privo di missioni secondarie soddisfacenti
  • Bilanciamento non ottimale
7.5

Dai videogiochi al PC, dal PC ai videogiochi: il cerchio è terminato. Convinto PCistamassterrace, cede puntualmente al lato oscuro delle console ad ogni esclusiva degna di nota.