
Vanquish
Sviluppatore: Platinum Games/Little Stone Software
Publisher: SEGA
Genere:Sparatutto in terza persona
Disponibile: Digital
PEGI: 18+
Lingua: Italiano
Versione Testata: PC
Ringraziamo il publisher per averci fornito una copia review
Il nome di Vanquish circolava tra le pagine della comunità di Steam e sui forum di mezzo mondo da un bel po’ di anni ormai, sempre in cima alle liste delle conversioni da console più richieste dalla comunità dei videogiocatori PC. Un desiderio come tanti altri rimasti irrealizzati per lungo tempo fino a che, con una doppia mossa del tutto inaspettata e nel giro di poche settimane, SEGA ha annunciato e lanciato su Steam dapprima Bayonetta, capolavoro action diretto da Hideki Kamiya, e poi Vanquish, curato da un altro illustre esule di Capcom, Shinji Mikami. L’operazione, lo dico fin da subito, può considerarsi completamente riuscita. Lanciato sul finire del 2010 su PS3 e Xbox 360, Vanquish faticò a ritagliarsi lo spazio che avrebbe meritato: la critica non si esaltò più di tanto e i videogiocatori non gli tributarono la giusta attenzione, distratti dalla tipica orgia di pubblicazioni di fine anno. Ora, però, la creatura di Platinum Games è tornata a nuova vita, per giunta a prezzo ridotto (19,99 €), tirata a lucido e pronta a farsi apprezzare nella sua forma definitiva.
L’upgrade interessa esclusivamente il lato grafico mentre la struttura ludica è stata riproposta pari pari, come è giusto che sia. Dopotutto, Vanquish è un piccolo capolavoro di giocabilità che esalta e galvanizza il giocatore; il titolo Platinum Games è accessibile a chiunque ma allo stesso tempo estremamente tecnico e difficile da padroneggiare. È la più grande conquista del genere dopo la rivoluzione attuata da Gears of War con l’introduzione delle coperture dinamiche. A dispetto della sua anzianità, il titolo di Shinji Mikami (che, ricordiamo, è lo stesso uomo dietro a Resident Evil 4, altro TPS rivoluzionario) è ancora fresco e attuale, sia per la sua innegabile qualità, sia per demerito degli altri esponenti del genere, che ben poco hanno osato negli ultimi 7 anni. Al suo interno pulsa una forte anima arcade, resa palese anche allo sguardo del videogiocatore più distratto grazie al contatore dei punti piazzato in bella mostra sullo schermo. La stessa struttura della campagna per giocatore singolo è studiata per spingerlo a migliorarsi continuamente, che è poi uno dei capisaldi del gaming made in Platinum Games. La storia è divisa in cinque atti, ognuno dei quali composto da un numero variabile di missioni, mai più lunghe di 10-15 minuti l’una, facilmente rigiocabili grazie al comodo menu di selezione. I punteggi conseguiti vengono registrati online e possono essere confrontati con quelli dei propri amici e dell’intera comunità. Se si entra in quest’ottica, si riesce anche a perdonare la ridotta longevità della campagna, già di per sé piuttosto standardizzata nello svolgimento, che non supera le 7 ore totali nemmeno alla massima difficoltà.
A TUTTA VELOCITA’
Protagonista dell’avventura è Sam Gideon, un agente della DARPA inviato sulla colonia spaziale americana Providence, conquistata poche ore prima dall’Ordine della Stella Russa ed utilizzata per lanciare un devastante attacco che ha polverizzato in un sol colpo la città di San Francisco. A supportarlo da remoto ci sarà la giovane Elena Ivanova, mentre sul campo di battaglia sarà accompagnato dal tenente colonnello Robert Burns e dalla sua squadra di marine, guidati da una IA piuttosto discutibile. La vicenda, invero, è raccontata in malo modo, nonostante i frequenti filmati: dopo l’introduzione, la sceneggiatura, ricca di cliché, si defila quasi del tutto, e viene usata come mero pretesto per spedire il giocatore verso una nuova destinazione e un nuovo combattimento. Torna a farsi vedere nelle fasi finali, ma non brilla mai per originalità e sembra uscita da un pessimo film di serie B. I personaggi sono monodimensionali, le loro battute cercano di colpire nel segno ma non fanno altro che scadere nel ridicolo e l’immancabile colpo di scena non desta alcuno scalpore. Alcuni approfondimenti vengono relegati alle schermate di transizione: peccato che, a causa dei rapidissimi tempi di caricamento della versione PC, questi non rimangano a schermo per più di un paio di secondi, rendendone impossibile la lettura. Non mancano sezioni spettacolari, come alcuni combattimenti contro boss e mini-boss o le fughe a rotta di collo su ponti che crollano sotto i nostri piedi ma, è ormai chiaro, non è questa la principale attrattiva del gioco e a conti fatti a rubare la scena ci pensa un oggetto inanimato: la Augmented Reaction Suit (ARS, per gli amici), l’avanzatissima armatura indossata dal protagonista e reale motore del gameplay di Vanquish.
L’ARS permette al giocatore di spostarsi a velocità incredibili sul campo di battaglia. Proprio grazie a questo esoscheletro si è in grado di raggiungere le coperture più favorevoli in un batter d’occhio oppure di aggirare e cogliere di sorpresa i nemici robotici, piccoli o giganteschi che siano. L’energia a disposizione però è limitata, e una barra in basso a destra ci informa costantemente sul quantitativo residuo. Non è quindi possibile sfrecciare all’infinito e bisogna imparare ad amministrare attentamente le riserve per evitare di rimanere a secco nel momento meno opportuno, in mezzo ad un gruppo di nemici o dietro una copertura distrutta. Il completo svuotamento della barra, inoltre, è da evitare assolutamente poiché surriscalda la tuta e allunga ulteriormente i tempi di ripristino. L’energia può anche essere condensata in un potentissimo attacco corpo a corpo che mette fuori combattimento in un colpo solo i nemici più piccoli e disorienta i più grandi. Anche questo, però, va usato con parsimonia e nei momenti opportuni, poiché svuota istantaneamente la barra. Le possibilità concesse dalla ARS non terminano qui, dal momento che è anche possibile rallentare lo scorrere del tempo per facilitare la mira e rendere ancora più spettacolare l’azione di gioco. Il rallenty può essere attivato mirando mentre si sfreccia a tutta velocità, al termine di una schivata o dopo un attacco corpo a corpo andato a segno. Si innesca automaticamente, invece, quando si raggiunge la soglia di sopportazione dei danni, venendo in nostro soccorso e fornendoci un’ultima chance prima del game over.
Sono 11 le armi a disposizione, ma è possibile equipaggiarne un massimo di 3 (in aggiunta alle 2 granate, classica e stordente, sempre disponibili) e selezionarle velocemente tramite la croce direzionale. Si spazia dai convenzionali fucili di assalto ai fucili a pompa, di precisione e lanciarazzi, passando per interessanti variazioni sul tema come il laser ad aggancio, il lancia-dischi e il potente cannone laser, che sfrutta l’energia della tuta. Le statistiche delle armi possono essere migliorate raccogliendo dei potenziamenti sul campo di battaglia in puro stile RPG: si tratta, però, di una meccanica piuttosto abbozzata e non particolarmente incisiva. L’unione di tutti questi elementi di gameplay, intrecciabili a piacimento con la giusta dose di tattica e riflessi, rendono le sessioni di gioco più simili ad una galvanizzante danza di distruzione, che da il meglio di sé alla difficoltà più elevata disponibile, ovvero “Difficile”. A quelle inferiori, ci si può divertire ugualmente, ma lasciatemelo dire… le soddisfazioni ricavate sono chiaramente inferiori. A completare l’offerta c’è la sezione Sfide sbloccabile completando gli atti che compongono la breve campagna. Alcune sono molto impegnative, e rappresentano il culmine dell’intera esperienza offerta da Vanquish.
L’operazione di porting, come dicevo in apertura, può considerarsi completamente riuscita. All’occhio più attento non sfuggiranno le texture in bassa risoluzione e la ridotta (e immutata) conta poligonale, ma il supporto ai 60 FPS e la possibilità di aumentare la risoluzione fino a 4K sugli hardware più potenti rendono Vanquish una gioia per gli occhi nonostante tutti gli anni che porta sul groppone. Il merito è sicuramente dell’azione sempre frenetica, del numero incalcolabile di proiettili che volano a schermo e degli effetti particellari che ipnotizzano gli stanti. Il team che si è occupato della conversione, Little Stone Software, ha anche impreziosito il quadro generale migliorando l’ambient occlusion e la definizione delle ombre. Un po’ deludenti le tecniche di anti-aliasing implementate: l’Edge AA e l’FXAA faticano a pulire l’immagine, riducendo le scalettature al prezzo di un’eccessiva sfocatura dei bordi e dell’immagine in generale. Su macchine adeguate, è possibile porvi rimedio aumentando la risoluzione o sfruttando una tecnica di downsampling come il DSR di NVIDIA. Il lancio del gioco è stato interessato da diversi bug fra cui segnalo quello legato al refresh, che aumentava i danni subiti quando si giocava a 60FPS rendendo le partite a livello difficile piuttosto frustranti. Fortunatamente, tutto è stato risolto, e durante la mia prova non ho riscontrato nessun problema rilevante. Con la mia configurazione, composta da un I7 4770K, una GTX 1060 6GB e 16GB di RAM ho potuto attivare tutta l’effettistica a disposizione ad una risoluzione di 1080p, ottenendo un framerate tra i 70 e 100 FPS. Con un leggero overclock sono anche riuscito a spingermi a 1440p mantenendo i 60 FPS in gran parte delle situazioni, ad esclusione di quelle più affollate. Il punto è che, anche con una configurazione di basso/medio livello, intervenendo sul menu degli effetti e giocando con la risoluzione è possibile far girare Vanquish a 60 FPS, indispensabili per apprezzare al meglio la sontuosa giocabilità del titolo.
Contenuti
Dove posso acquistarlo?
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Vanquish torna a nuova vita grazie ad un porting realizzato con cura e in grado di valorizzare al meglio i suoi innegabili punti di forza. Come i migliori titoli arcade, Vanquish è accessibile a tutti ma richiede impegno per essere domato al meglio. Solo chi lo affronterà con dedizione potrà apprezzarlo per ciò che realmente è, il Third Person Shooter più tecnico e adrenalinico sulla piazza. Con qualità del genere, la ridotta longevità e la storia dimenticabile quasi passano in secondo piano.