Ingranaggio di metallo solido

UnMetal

Sviluppatore: Unepic_fran
Distributore: VersusEvil
Formato: Digital
Localizzazione: Italiano
Versione Testata: PS5
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Humble Bundle

La stragrande maggioranza dei giocatori odierni ha conosciuto Solid Snake e le sue rocambolesche avventure di spionaggio tattico d’azione soltanto dopo il “grande salto in avanti” della grafica tridimensionale avvenuto con il lancio di Metal Gear Solid su Playstation. Tuttavia, le avventure dell’enfant terrible di FoxHound risalgono a molto prima, con titoli bidimensionali con inquadratura dall’alto che hanno rivoluzionato il parco giochi dell’MSX (un filone di home computer con OS fisso popolari in Giappone a cavallo tra anni ’80 e ’90) e gettando le basi per tutto quello che è poi diventato il genere stealth come oggi lo conosciamo.

Lo sa benissimo Francisco Téllez de Meneses, sviluppatore spagnolo noto sulla scena indie come Unepic Fran, già autore del fortunato ed eponimo Unepic, titolo che tra il serio e il faceto riproponeva tutti gli elementi di successo del genere metroidvania, e che nel 2018 si è divertito a programmare su hardware originale MSX (con tutte le limitazioni degli 8-bit) Prisoner of War. Si trattava di un omaggio/parodia del primo Metal Gear e prototipo del titolo preso in esame, UnMetal, pubblicato dalla VersusEvil su praticamente tutte le piattaforme da gaming di ultima e penultima generazione (oltre che, a sorpresa, su PSVita, in una rarissima edizione fisica ormai preda delle più abiette speculazioni finanziarie).

Tre uomini e una corda

Jesse Fox è un uomo che è stato imprigionato per un crimine che non ha commesso. Dopo che l’Hind-D che pilotava è stato abbattuto a suon di missili da soldati che poi hanno avuto anche l’ardire di arrestarlo, i giocatori sono invitati a rivivere a ritroso la sua storia mentre è seduto al tavolo degli interrogatori. Ogni parola di Jesse costruisce un ricordo, e i ricordi si uniscono a formare una storia plasmata dalle (decisamente dubbie!) capacità mnemoniche e fabulatorie dell’interrogato. Per farla breve, Jesse Fox si è liberato da una cella grazie a un rotolo di carta igienica (a un solo strato, senza profumo né disegni, ci tiene a precisare), a un pezzo di fil di ferro e a un misterioso cappio di cui è meglio non chiedergli l’origine, e adesso si ritrova a dover fuggire da un enorme complesso militare con a disposizione solo il suo sopraffino intelletto e le sue doti di sopravvivenza e infiltrazione.

Se la trama vi sembra familiare, c’è un motivo: UnMetal è una voluta esagerazione di tutti quei tropi narrativi appartenenti ai film militareschi e d’azione degli anni ’80, gli stessi in cui affonda le radici la sopracitata saga di Metal Gear. Laddove le avventure di Solid Snake e compagnia bella ripercorrono passo passo, sovente addirittura migliorandoli, questi schemi narrativi, UnMetal si diverte a sovvertire e a esasperare, ironizzando sulle guasconerie improbabili e sulle follie tipiche di questo genere, con un Jesse Fox alle prese con situazioni sempre più rocambolesche fino al riuscitissimo finale.

A costellare la dozzina di ore necessarie a portare a termine il gioco intervengono i siparietti comici e quelle che – con un anglicismo intraducibile – definiremmo “running gag”, spesso affidate alle scelte del giocatore grazie a un sistema che ricorda un po’ quello dei libri-gioco: il rumore dal cestino della spazzatura è stato causato da un gatto, da un T-Rex o da Mike? E Perché le guardie si chiamano tutte Mike? Cosa si nasconde dietro le chiacchierate con un colonnello che sarebbe dovuto essere morto da settimane? Per risolvere questi e altri misteri, Jesse può contare su un sistema di combattimento e su un inventario che sono di fatto eredi ideali di quanto visto nei Metal Gear originali. Calci, pugni e proiettili si associano a un meccanismo di crescita che premia lo stealth (i nemici atterrati in modo completamente invisibile lasciano cadere punti promozione) e permette di sbloccare abilità speciali e potenziamenti ad ogni livello, incluso un recupero più rapido della salute, movimenti più veloci o perfino pugni che coprono distanze maggiori. L’inventario, poi, merita un capitolo a parte solo per sé: ogni oggetto trovato (spesso inutili chincaglierie quando esaminate singolarmente) è solitamente pensato per essere assemblato con altri oggetti nell’inventario. Cosicché, associare un bastoncino alla benda per l’occhio rubata a una guardia consente di ottenere in un’utilissima fionda che spara pellet di uranio impoverito (!!), ma attenzione: mischiare le cose sbagliate (benzina e accendino, per esempio) può risultare in un’ilare seppur frustrante “game over” direttamente dalla schermata degli oggetti.

Durante i dieci capitoli di gioco il sistema di inventario e quello di battaglia vengono utilizzati e piegati alle necessità di ambientazioni e incontri (specialmente con i boss) sempre diversi e creativi. La scelta dello sviluppatore di procedere a un ritmo così serrato, quasi a voler continuamente sorprendere il giocatore, comporta però il ricorso a una linearità eccessiva, che si distacca parecchio dalla libertà di esplorazione e dal backtracking così essenziali nei giochi di infiltrazione da cui prende spunto. Perfino il focus sulla tattica, solitamente affidata al buon senso del giocatore in altri titoli stealth più blasonati, in UnMetal lascia il posto spesso e volentieri a un “trial and error” finalizzato al capire l’unica strategia “giusta” imposta dallo sviluppatore, un processo che risulta particolarmente sconfortante all’interno di alcuni dei livelli avanzati.

Niente da dire, invece, per quanto riguarda la grafica, connotata da una pixel art curatissima e colorata che passa attraverso un filtro grafico pensato per richiamare l’effetto degli schermi CRT d’antan. Anche le sequenze di dialogo tramite “radio criptata” (praticamente le buone vecchie chiamate via Codec) e quelle di narrazione sono presentate con pixel art e animazioni fluide e piacevoli, con personaggi che pur volendo richiamare generici archetipi noti a tutti finiscono per dimostrare grande carattere e rimangono piuttosto impressi. Sebbene la scrittura trovi gran parte della sua efficacia nel riuscitissimo Jesse Fox, costantemente in bilico tra l’idiota e il genio inconsapevole, il lavoro di doppiaggio a opera di Andrew Miller (@NovesNovele su Twitter) lo eleva a un grado superiore: l’inflessione gretta e impostata della voce, il perenne tono interrogativo e la cadenza innaturale richiamano immediatamente alla mente il lavoro fatto dal più celebre David Hayter con Solid Snake e rendono i continui scambi di battute e interventi sul ritmo di gioco quasi sempre graditi.

verde

UnMetal dimostra il suo apprezzamento per i mostri sacri del suo genere tramite la più inusuale delle forme di adulazione: l’ironia. Dietro le folli avventure di Jesse Fox si nasconde un amore per tutto il medium del videogioco e per le radici cinematografiche e letterarie da cui il genere stealth pesca a piene mani. Pur non esente da difetti e leggerezze imputabili alla sua natura di piccolissima produzione indie, il prezzo contenuto e l’ingegnosità della storia lo rendono un prodotto consigliato per i fan del genere e per chiunque non si faccia spaventare da una grafica a base di pixel.

Good

  • Ottima scrittura.
  • Trovate ludiche divertenti.
  • Ottimo doppiaggio inglese.

Bad

  • Alcuni livelli hanno meccaniche decisamente ottuse.
  • Alcuni potrebbero trovare l'umorismo un po' trito.
8.5

A differenza degli altri mammiferi, non è capace di mantenere la temperatura corporea costante: a causa di questa caratteristica, che lo rende simile ai rettili, il recensore vive tra console accese e schede video surriscaldate per tutto l'anno. La sua caratteristica lentezza lo rende la preda perfetta per il Caporedattore Horribilis. Abbandona il suo nido di cavi e controller solo occasionalmente, per nutrirsi e leggere e scrivere storie di fantascienza.