Pupupupupu...

Come sempre in ritardo di qualche anno rispetto ai nostri fortunati cugini nipponici, giunge anche sui nostri scaffali il primo episodio della fortunata serie investigativa Danganronpa, da noi rinominato per l’occasione Trigger Happy Havoc Danganronpa. Cambiamento di forma, ma non di sostanza, tant’è che, sebbene il titolo fosse giunto sul mercato giapponese come compilation dei primi due episodi della saga, precedentemente uscita su Sony PSP, la nostra versione PsVita presenta solamente il primo, leggendario prologo alle vicende di Monokuma e soci. Cavalcando il successo di un adattamento anime particolarmente apprezzato sia dai fans del franchise sia da coloro che ancora non hanno avuto la fortuna di saggiare la coloratissima – ma soprattutto SPIETATISSIMA – avventura videoludica, NISA ha ancora una volta raccolto le suppliche dei fans di serie poco note in occidente, confezionando per noi un’avventura imprescindibile per chiunque fosse reduce da Virtue’s last reward o dai ben più noti capitoli di Ace Attorney.

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Hope or despair? It’s danganronpa!

Makoto Naegi è un ragazzo nel pieno della sua normalità: ama guardare la tv, uscire con gli amici, a scuola non ha mai brillato per intelligenza, ma da molti è considerato in ogni caso un bravo ragazzo. Un bel giorno, il nostro mediocre protagonista viene invitato nella scuola più prestigiosa del paese, nota per essere un biglietto di sola andata per il successo. Chi ha frequentato la Hope’s Peak Academy è da considerarsi il migliore, non importa in quale contesto, di sicuro lo sarà. Quale ragione ha spinto l’accademia dei super studenti a contattare un ragazzo tanto “normale” come Makoto? Da un incipit che sembra quasi la prefazione di uno shojo manga anni ’70 di Ikediana memoria nasce Danganronpa, sicuramente una delle avventure investigative più accattivanti attualmente disponibili sul mercato giapponese e, finalmente, occidentale.

62377_10203004609896982_555872578_nLe vicende di Danganronpa prendono spunto da un genere narrativo che fonda le proprie radici nel concetto di “Survival game”, ossia un gioco a eliminazione che vede i protagonisti confrontarsi per la loro sopravvivenza. Ben lontano dalle atmosfere sociopolitiche di Battle Royale e da quelle patinate diHunger Games, il titolo Spike Chunsoft affonda le proprie fauci nell’immaginario visivo manga, proponendo uno stile grafico spiccatamente pop e fintamente naif. L’intento è palesemente quello di legare la dimensione dell’infanzia e del gioco a quella dell’omicidio, della morte, per quanto questa scelta risulti insolita per un prodotto destinato, in particolare, a un pubblico preadolescenziale. Ad esempio, il fatto che per caratterizzare Monokuma, la mascotte ursina dedita al sadismo, lo staff abbia optato per la storica voce giapponese di Doraemon, beniamino dei bambini negli show televisivi nipponici, rappresenta la concretizzazione più eclatante di quanto detto sopra.

Fin dai primi minuti il gioco presenta un cast di personaggi variegato, sorretto da ottime caratterizzazioni di cui, Monokuma, è forse l’esempio maggiormente iconico. Ogni “Super High-schooler” è fondamentalmente una caricatura che incarna in sé la qualità di cui può vantarsi, declinandola quasi sempre all’eccesso. Gli eventi che legano l’andazzo narrativo del titolo non devono di certo il loro successo all’originalità, ma piuttosto all’ensemble di elementi che compongono l’esperienza di gioco nella sua complessa addizione. Diverse volte il gioco propone molteplici quesiti che fondano il loro essere nella conoscenza del background culturale nipponico, sebbene il più delle volte questi episodi non risultino fondamentali per il proseguimento dell’avventura diMakoto e co. Ovviamente, la tensione narrativa è  mantenuta piuttosto alta grazie al dipanarsi di una moltitudine di misteri che ammantano non solo i singoli personaggi, ma anche la natura del “gioco” stesso , il background dell’accademia e le varie sottotrame che si rincorrono tracciando un carosello di follia.

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Sviluppandosi in sei capitoli, Danganronpa permette al giocatore di seguire la trama principale attraverso la classica impostazione da visual novel, dove box testi e artwork dei personaggi la fanno da padrona. Tuttavia, dimenticate quelle produzioni lowbudget che da sempre infestano il genere: tutto in Danganronpa è colorato, trascinante, ma soprattutto estremamente curato. Nel corso del gioco sono presentate fasi distinte che finiscono per intrecciarsi nei capitoli prossimi all’epilogo. Una parte narrativa, lineare – con un twist considerevole sul finale -, una esplorativa/investigativa, una denominata “tempo libero” in cui conoscere meglio i protagonisti del gioco e una sessione a parte dedicata ai processi di classe. Nel caso non fosse chiaro, i protagonisti della novel devono obbligatoriamente commettere omicidi per sfuggire all’avversità del fato che li attende, ma non solo: devono provare la loro innocenza di fronte agli altri studenti. Quest’ultima fase, quella dei “processi di classe” appunto, non è altro che il traguardo della sessione che vede il giocatore impegnato nel reperimento degli indizi necessari per scoprire il colpevole e dimostrare le proprie ragioni di fronte alla giuria popolare composta dagli studenti stessi. E’ possibile confutare le versioni dei personaggi – spesso discordanti o confuse – attraverso minigiochi che vedono l’utilizzo del touchscreen per segnalare eventuali dati ingannevoli presenti nel testo a schermo, ma questo si rivela essere solo la punta dell’iceberg della folle ed estrosa scelta di gamedesign che muove i dibattiti fra i protagonisti, tutti invero ingegnosi e d’effetto.

1555426_10203004616697152_1735799364_nSenza anticipare nulla, queste sessioni di gioco sono forse la parte meglio riuscita del prodotto, piuttosto variegate nelle soluzioni di gameplay e con un’ottima inventiva alla base dei minigiochi, ingegnosi nel loro concept quanto nell’applicazione pratica nella formula ludica che sostiene la produzione Chunsoft. I dibattiti sono, quindi, particolarmente ben riusciti, e grazie a una regia virtuale dinamica ben realizzata finiscono per incorniciare il lato estetico e scenografico di sequenze diversamente sorrette per lo più da mero testo e da qualche artwork. La durata dell’avventura si assesta sull’ordine della quindicina d’ore, ma la novel si fa carico della propria natura lineare – e quindi difficilmente rigiocabile – proponendo una serie di interessanti extra, come la possibilità di rivivere l’avventura scolastica in una sorta di new game plus slegato dall’intreccio investigativo, in modo da permettere al giocatore di concentrarsi sui fitti rapporti interpersonali fra gli studenti dell’Hope’s Peak Academy.

Per la gioia di completisti e maniaci del trophy level sul proprio profilo PSN, Danganronpa propone una serie di extra sbloccabili attraverso una valuta virtuale collezionabile esaminando con particolare cura gli ambienti esplorabili o ottenendo buoni risultati nei minigiochi che compongono le fasi di dibattito di classe.

DanganronpaboxartTrigger Happy Havoc: Danganronpa

Sviluppatore: Spike Chunsoft
Publisher: NIS America
Genere: Visual Novel Investigativa
Disponibile: Digital + Retail
PEGI: 16+
Lingua: Inglese

A metà fra un episodio di Phoenix Wright e le atmosfere taglienti di un titolo del trittico Hashino/Meguro/Soejima di casa Atlus, Trigger Happy Havoc Danganronpa sancisce il ritorno delle grandi visual novel di matrice nipponica nel mercato occidentale dopo un periodo di triste magra che ha visto protagonista del genere solo il nuovo episodio – in mero formato digitale – delle avventure dell’avvocato Capcom su Nintendo 3DS. Nisa confeziona un’edizione occidentale di tutto rispetto proponendo una localizzazione fedelissima al prodotto originale e arricchendola della tanto richiesta doppia traccia audio per quanto riguarda l’interpretazione dei personaggi.
Danganronpa rimane, quindi, l’appuntamento stagionale imprescindibile per chiunque sia alla ricerca di una buona avventura dai toni forti e dall’estetica fortemente anime-like.

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Good

  • Storia e personaggi indimenticabili
  • Qualità della scrittura ben al di sopra della media
  • Danganronpa é qui!

Bad

  • La grande quantità di testi in inglese potrebbe scoraggiare l'italiano medio
8.5

C'è chi dice che nella sua stanzetta, dietro una mole spaventosa di fumetti d'epoca giapponesi, si celino misteri infiniti. Da sempre appassionato di videogame made in Japan e delle opere animate di Kunihiko Ikuhara, dategli un qualsiasi J-RPG e lo renderete un orsetto felice.