Dalla tomba con amore

Stubbs the Zombie in Rebel Without a Pulse

Stubbs the Zombie in Rebel Without a Pulse

Sviluppatore: Wideload / Aspyr
Distributore: Aspyr
Formato: Digital
Localizzazione: Inglese
Versione Testata: PC
Ringraziamo il publisher per averci fornito una copia review

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Di certo il giocatore moderno si sarà accorto di star vivendo in un’epoca assai strana. Se da un lato si può notare come la produzione odierna di videogiochi proponga prodotti tutti i gusti, per tutti i portafogli e per tutte le categorie, dall’altro ci sono i veterani che non hanno mai scordato il cammino compiuto dal medium fino ai giorni nostri. Il “fattore nostalgia” viene tirato in ballo molto spesso, ma, checché ne dicano i membri della vecchia guardia, è un elemento che trasfigura i ricordi e dona un valore aggiunto ai titoli presi in esame. Stubbs the Zombie in Rebel Without a Pulse è un videogioco figlio dei suoi tempi: rilasciato originariamente per la prima Xbox nel 2005 (sembra un secolo fa, in effetti) è assurto allo stato di “cult” per il suo concept stravagante, le sue meccaniche di gioco molto leggere e per le idee innovative che metteva in campo. Oggi questa stramba IP torna in vita (è proprio il caso di dirlo) come porting diretto per piattaforme di gioco odierne, in modo da appagare gli appassionati che lo richidevano a gran voce e far scoprire il gioco a tutti gli altri. Stubbs, dopo 16 anni passati nella tomba, è ancora in grado di far divertire?

Gli eventi narrati dal titolo sviluppato da Wideload si svolgono in Pennsylvania, nella città fittizia di Punchbowl: lo scenario rappresenta appieno il concept classico americano del “sogno retro-futuristico” che tanto piaceva durante gli anni ’50 e ’60. Un luogo in cui la tecnologia provvede ad ogni bisogno dell’essere umano, una città in cui i robot si occupano di tutto e le persone sono libere di vivere le loro vite all’insegna del divertimento e della spensieratezza. In questo contesto si piazza il brusco arrivo di Stubbs, zombie vestito del tipico impermeabile dei detective dei racconti Noir (con tanto di sigaretta perennemente accesa tra le labbra raggrinzite) e le maniere di un bifolco di campagna. Innamorato della bellezza di turno, Stubbs si fa largo tra polizia e reparti speciali a suon di manate, di peti disgustosi (!!) e ovviamente di cervelli divorati.

Stubbs the Zombie in Rebel Without a Pulse recensione

APOCALISSE (ZOMBIE) MORBIDA

La meccanica principale è proprio legata al più classico “potere” degli zombie, ovvero la possibilità di contagiare gli inermi abitanti della città: acchiappare un nemico di spalle oppure afferrarlo dopo averlo indebolito a schiaffoni permette al giocatore di divorarne il cervello. Dopo pochi istanti il cadavere tornerà in vita, diventando un non-morto ai comandi di Stubbs. Creare orde di creature affamate di sangue è sicuramente divertente, e il gioco mostra un potenziale di intrattenimento notevole che (purtroppo) va a scemare abbastanza in fretta a causa della ripetitività intrinseca e della scarsa varietà delle meccaniche di gioco.

In effetti si potrebbe dire Stubbs the Zombie in Rebel Without a Pulse ha un sapore decisamente retrò in svariati sensi: è una produzione visibilmente anziana che all’epoca si distinse per alcune idee interessanti – come ad esempio le ibridazioni rhythm game – sempre asservite ad una comicità caciarona e ad una linea narrativa sopra le righe. Il gameplay , tuttavia, pur rimanendo immediato e fondamentalmente divertente, è spogliato della grandiosità tecnologica che lo contraddistingueva nel 2005, quando ancora un videogioco inserito in un contesto di ampio respiro come una grande città mossa da un engine come quello di Halo poteva effettivamente fare la differenza. Il problema, al giorno ad oggi, è che la sensazione pad alla mano è quella di trovarsi de facto nel mezzo di un grande palcoscenico semi-vuoto, abitato solo da vittime sacrificali e nemici mossi da una I.A. poco reattiva. Una sensazione non molto dissimile da quella che si poteva provare anche decenni fa muovendosi nella squallida Venezia reinterpretata in Tomb Raider 2.

Vien subito da chiedersi a che pro gli sviluppatori si siano disturbati a creare ambientazioni così grandi e complesse (con tanto di backstory della città e dei suoi abitanti) se a conti fatti nulla di tutto ciò ha veramente a che fare con il gioco vero e proprio. I personaggi sopra le righe si potrebbero inserire in qualunque contesto anche molto più semplice, senza disturbare sogni robotici/art deco alla Bioshock, così come la creazione di ampie zone mal si adatta ad un semplicissimo action con meccaniche di possessione dei nemici sconfitti. La sensazione è che all’epoca ciò fosse stato scelto per potersi vantare dell’utilizzo dello stesso motore grafico del già citato Halo: Combat Evolved, un ottimo stunt pubblicitario che poteva sicuramente funzionare all’epoca, ma che a conti fatti si rivela una continua mortificazione del già labile gameplay loop che il titolo può offrire al giorno d’oggi.

Stubbs the Zombie in Rebel Without a Pulse recensione

Proprio per questo motivo, si ha la costante sensazione che molte cose siano state fatte per mostrare i muscoli, per dare un senso di ampiezza che il gioco in realtà non possiede assolutamente. Stubbs the Zombie in Rebel Without a Pulse è un action (pure abbastanza basilare) che si adatta molto di più ad una serata spensierata con amici, per ridere delle situazioni paradossali messe in scena, delle strambe battaglie contro i boss di fine livello scandite a suon di inaspettate ibridazioni ludiche o della fisica “bouncy” (tipica degli action dell’epoca) che permette salti improbabili e che fa sembrare ogni oggetto leggero come un palloncino ad elio.

Nonostante gli evidenti difetti, il videogioco riportato in vita da Aspyr si rivela comunque divertente se approcciato con le dovute premesse. Il lavoro di ottimizzazione/adattamento del gioco è di certo ben fatto: l’aspect ratio è stato portato a 16:9, gli FPS sono fissi a 60 (contro i 30 dell’opera originale) e il sistema di controllo è stato adattato molto bene anche guardando alla combinazione di mouse e tastiera. Una rinascita dunque meno disastrosa del previsto, che riesce (nonostante una longevità abbastanza scarsa) a divertire nonostante il gameplay datato e un feeling generalmente antiquato. Un videogioco semplice, divertente nella sua conscia stupidità e che non pretende di far nulla di più, per il piacere degli appassionati di questa curiosa esperienza cult che possono rivivere l’avventura su sistemi moderni senza farsi salassare su ebay e mercatini online per accapparrarsi una copia fisica della release Xbox.

giallo

Stubbs the Zombie in Rebel Without a Pulse è un gioco “tornato dal mondo dei morti” nel vero senso della parola. Un titolo del 2005 torna tra noi nel 2021 senza sostanziali cambiamenti (a parte piccoli accorgimenti tecnici) e rivela ciò che all’epoca piaceva molto: titoli in parte scarni e stupidi ma che mostrassero i muscoli dal lato tecnico ed esplorativo. Una produzione, se vogliamo, anche innovativa per l’epoca, con qualche buona idea che anche oggi potrà strappare più di un sorriso.

Good

  • Ben ottimizzato, con l'aggiunta dell'aspect ratio 16:9 ed innalzamento a 60FPS degli oggetti in movimento.
  • Buone idee di base lato gameplay, assai innovative per l'epoca originale di release.
  • Meccaniche semplici che permettono un approccio spensierato.

Bad

  • Longevità assai limitata.
  • Trama becera, classica dei titoli del suo tempo che provavano a generare umorismo dal trash.
  • Curve di difficoltà improvvise ed inaspettate.
  • Colonna sonora priva di alcuni dei brani su licenza inclusi nell'originale.
6.5

Entrato nel castello di Dracula negli anni '80, non ne è più uscito e vaga per i saloni in 8-bit chiedendosi che fine abbiano fatto i bei videogiochi di una volta