TENKA FUBU!

Samurai Warriors 5

Sviluppatore: Koei Tecmo/ Omega Force
Distributore: Koei Tecmo
Formato: Digital+retail
Localizzazione: Inglese
Versione Testata: PS4
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Tra le tante, troppe cose che il nostro modello d’insegnamento eurocentrico tralascia o abbozza appena vi è la storia giapponese dell’epoca Sengoku, anche noto come periodo degli stati combattenti – un periodo di spietate guerre fratricide mirate all’unificazione del Giappone, fonti di gran parte del immaginifico repertorio pop giapponese: duelli tra samurai, guerrieri che compiono harakiri e affascinanti ninja che attentano alla vita dei vari signorotti. Tra tutti i suddetti nobilotti, quello che con più forza ha inciso il proprio nome negli annali della storia è indubbiamente Oda Nobunaga, noto in gioventù come “il cretino di Owari”, il discendente di una casata di poco conto che, partendo da una delle regioni più povere del Giappone, è riuscito a unificare l’intera nazione sotto il suo dominio grazie a una buona dose di doti strategiche miste a una spietatezza rimasta proverbiale.

Un periodo e soprattutto un personaggio del genere non potevano non riverberare, pur 500 anni dopo, nel mondo videoludico e difatti l’era Sengoku e in particolar modo proprio Oda Nobunaga sono centrali in diverse serie, da Onimusha a Kessen, da Nioh a Pokemòn Conquest.

Tra le prime case di sviluppo a legare il proprio nome a quello del condottiero unificatore c’è Koei (oggi Koei Tecmo), che nel lontano 1983 proponeva il simulatore strategico Nobunaga’s Ambition. Da una costola di Koei, tredici anni più tardi, è nata Omega Force – divisione specializzata nello sviluppo di giochi “Musou”, un genere piuttosto popolare nella terra del sol levante basato su una miscela di strategia, meccaniche action e lo sterminio di numerosissimi nemici a schermo, solo di recente balzato agli onori della critica in occidente grazie all’adattamento di franchise come Fire Emblem e Zelda, rispettivamente con Fire Emblem Warriors e Hyrule Warriors.

Samurai Warriors è una serie figlia di Koei e Omega Force, che dal 2004 unisce l’epoca degli stati combattenti con le battaglie campali tipiche dei Musou e questa sua ultima incarnazione – Samurai Warriors 5 –  è allo stesso tempo la sublimazione dei passi avanti fatti dalla serie negli anni e un “nuovo inizio” mirato ad espandere aggressivamente la sfera di influenza dei musou, di Oda Nobunaga e dei suoi amici/nemici fino all’occidente.

SE L’USIGNOLO NON CANTA, UCCIDILO.

Parlare della trama di Samurai Warriors 5 in modo dettagliato sarebbe né più né meno una lezione di storia riguardante il XV secolo Giapponese. Se nei titoli precedenti, però, la storia degli stati combattenti era presentata attraverso piccoli assaggi, micro sfaccettature diverse della stessa storia viste attraverso gli occhi dei vari personaggi giocabili, questa volta il focus della telecamera è sfacciatamente centrato sulle imprese di un paio di personaggi.

Samurai Warriors 5, infatti, mette il giocatore nei panni del giovanissimo Oda Nobunaga a partire dai primi giorni della sua scalata al potere per arrivare fino al giorno della morte, avvenuta per mano del suo comandante in seconda in un tradimento degno delle migliori Idi di Marzo nostrane.
La storia della vita di Nobunaga, talvolta abbellita da esagerazioni tipiche degli elementi romanzati ma sempre quantomeno basata su fatti realmente accaduti, è la ricompensa e il principale motivo per portare a termine le numerosissime battaglie campali del gioco – chi scrive è indubbiamente di parte, ma la rappresentazione della storia in uno stile quasi da dorama o soap opera è un movente eccezionale capace di attirare e mantenere l’attenzione di chiunque ami l’intrigo e le guerre di potere alla Game of Thrones, per intenderci.

A rendere ancora più interessante il tutto, poi, è la presenza di una storyline parallela e “secondaria” rispetto a quella di Oda che segue la crescita e le tribolazioni di Akechi Mitsuhide, il tormentato traditore che condivide con Nobunaga perfino la copertina del gioco, oltre che di numerosi livelli bonus che si focalizzano su particolari avvenimenti iconici che hanno segnato quel periodo storico.

Così come l’intreccio narrativo prende qualcosa di arcinoto (almeno tra gli estimatori della storia giapponese) e si limita a presentarlo in modo competente e intrigante, il gameplay non presenta particolari innovazioni accontentandosi di riproporre quella che ormai è una formula funzionale e ben rodata. Scendere sul campo in Samurai Warriors 5 è un’esperienza esilarante ed esaltante come lo sanno essere solo i musou: le arene di battaglia sono formate da texture generiche e slavate e nemici, a parte i vari generali e boss, sono rappresentati da cinque o sei scarni modelli poligonali ripetuti ad nauseam, eppure farsi avanti a suon di spadate, colpi d’archibugio e lancia, shuriken e perfino tamburi da guerra tra orde di migliaia di nemici pronti a perire come formiche è sempre uno degli antistress migliori che un videogioco possa offrire.
Complice la possibilità di giocare insieme a un amico (sia online che in co-op locale) e la presenza di una miriade di colpi speciali, come i titolari “colpi musou” che, previo il riempimento di una barra alimentata dal genocidio di soldati nemici, permette di lanciare un colpo speciale in grado di ripulire l’intera schermata in una volta sola, le limitazioni tecniche vengono dimenticate rapidamente in favore del più semplice spensierato divertimento.

CINQUE SAMURAI, PER DIFENDERE LA TERRA…

A trasformare il tutto da una sfuriata occasionale a un gioco assuefacente a cui fare una decina di partite al giorno sono le sovrastrutture poste in essere da Omega-Force, come un sistema di esperienza dei personaggi con relativa acquisizione di statistiche e abilità relegate a un sistema simile alla sferografia di Final Fantays X, una modalità chiamata “My Castle” dove battaglie in stile tower defense permettono di ottenere materiali per potenziare armi, cavalcature e personaggi secondari, un sistema di “affinità” tra personaggi che ricompensa il grind di ogni livello con lo sblocco di scenette extra che chiariscono i rapporti tra questo e quel personaggio del cast (quasi 40 personaggi giocabili, ognuno con la propria storia e le proprie mosse speciali) – insomma, una vera e propria macchina da grind pensata per far macinare più ore di gioco possibile con il minor spreco di risorse.

A rendere ancora più evidente l’intenzione di dare un “nuovo inizio” alla saga di Samurai Warriors è anche il comparto grafico che rimpiazza i soliti, ormai vetusti modelli storici della serie grazie all’ottimo utilizzo di un cel shading ben miscelato con un character design in stile anime piuttosto competente, riuscendo a mettere una pezza alle carenze di un comparto tecnico non proprio al passo con i tempi, con un motore grafico che pur restando fluido pur nelle scene più concitate mostra evidenti problemi di pop-up e gira a una risoluzione fin troppo bassa.

Ciònondimeno la scelta di impiegare un’estetica “anime”, unita al focus sulle relazioni tra personaggi e a sistemi di grind e di sviluppo delle abilità dimostra la grande esperienza di Omega-Force, sempre attenta alle preferenze di un pubblico affezionato che ha dimostrato a più riprese di preferire fluidità e meccaniche di gioco soddisfacenti a volgari dimostrazioni di potenza grafica.

verde

Samurai Warriors 5 è l’occasione giusta per addentrarsi nel genere dei Musou e conoscere allo stesso tempo un’affascinante e importantissima parte della storia del Giappone feudale. Lo stile grafico in cel shading e la miriade di opzioni, upgrade, e scenette dedicate a ognuno dei quasi quaranta personaggi giocabili lo rendono un titolo dalla longevità pressoché infinità per chiunque subisca il fascino di questo genere purtroppo ancora molto di nicchia. Se Hyrule Warriors è un colorato triciclo, Samurai Warriors 5 è una fiammante mountain bike, ostica ma in grado di regalare infinite soddisfazioni.

Good

  • La storia dell'era Sengoku esposta in modo appassionante,
  • Uccidere duemila nemici in una singola partita.
  • Il character design finalmente incisivo.

Bad

  • Il comparto tecnico meriterebbe una rinfrescata.
  • Potrebbe confondere chi è estraneo al genere.
8

A differenza degli altri mammiferi, non è capace di mantenere la temperatura corporea costante: a causa di questa caratteristica, che lo rende simile ai rettili, il recensore vive tra console accese e schede video surriscaldate per tutto l'anno. La sua caratteristica lentezza lo rende la preda perfetta per il Caporedattore Horribilis. Abbandona il suo nido di cavi e controller solo occasionalmente, per nutrirsi e leggere e scrivere storie di fantascienza.