Che Capcom stia cercando di ricalibrare il tiro della sua catena produttiva è ormai cosa nota e testimoniata dal grande rispolvero di mostri sacri nella forma di porting e remaster sempre più perfezionati. Questo mese la casa di Street Fighter e Mega Man ha proposto all’utenza “PC Master Race” ben due produzioni ad alto budget provenienti dal suo passato consolaro e, in entrambi casi, si può parlare con ferma sicurezza di due buone trasposizioni di titoli che, fino a qualche tempo fa, sarebbero suonati davvero fuori posto nel catalogo digitale targato Valve. Per Dragon’s Dogma vi rimando alla recensione dei prossimi giorni, firmata dal nostro Ilya Muromets, mentre nel caso della terza riedizione di Resident Evil 0, da questo momento Resident Evil 0 HD, posso aprire questa recensione con un’esclamazione che racchiude in ciò che ho pensato non appena i compressissimi FMV hanno fatto spazio a poligoni e sfondi pre-renderizzati: “Wow!”.
Ieri è oggi e oggi è ieri
Ma facendo uno sforzo per non ritrovarmi subito a sbavare sull’aspetto prettamente tecnico, mi sembra giusto spendere qualche parola sull’origine di questo prequel inaspettato: ci fu un tempo in cui Capcom siglò un accordo con Nintendo per portare sull’allora home console ammiraglia, il Game Cube, tutte le produzioni principali legate al marchio Resident Evil. E mentre su PlayStation 2 facevano capolino gli episodi di Resident Evil Outbreak (spin-off online incompreso e bistrattato), la cubica console a 128 bit vedeva sfilare in esclusiva le versioni migliori dei titoli classici della serie, come Resident Evil 2, Resident Evil Code Veronica e Resident Evil 3. Dal momento che Shinji Mikami, il creatore del survival horror, militava ancora in quel degli uffici della casa di Street Fighter, si diede il via libera alla creazione di un remake che potesse celebrare al meglio l’intera saga: da lì, la nascita di Resident Evil Rebirth. Un reboot talmente convincente da spingere la casa giapponese a ritentare la strada del survival horror anni ’90, con questo Resident Evil 0 che è a tutti gli effetti un capitolo extra ambientato poco prima degli eventi narrati dal capostipite. La coppia di protagonisti vede una Rebecca Chambers ancora più inesperta di quella conosciuta in passato e dai tratti vagamente “lolita” affiancata a un protagonista maschile creato ad uso e consumo narrativo, tale Billy Coen, un ex militare evaso da prigione e dal passato misterioso. La formula ludica, praticamente invariata rispetto alla controparte GameCube e Nintendo Wii, è ancora una volta una glorificazione delle meccaniche esplorative e survival che fecero grande la serie due decenni fa, in cui il dosaggio delle poche risorse disponibili e la risoluzione di enigmi ambientali sono alla base della sfida offerta del gioco. Un aspetto che potrebbe galvanizzare i nostalgici quanto allontanare chi, i videogiochi, è arrivato ad apprezzarli solamente negli anni in cui l’ottundimento degli action game aveva portato le produzioni AAA ad essere portate a compimento anche da scimpanzé ammaestrati.
C’è comunque da dire che Resident Evil 0 rimane forse una delle iterazioni più complesse anche solo per via dello switch system, una meccanica che permette di alternare l’utilizzo di uno dei due protagonisti, permettendo di allontanarli e risolvere enigmi e situazioni che nella stragrande maggioranza dei casi mettono alla prova non solo le capacità di problem solving richieste tipicamente della serie, ma anche l’attitudine a saper sfruttare al meglio le caratteristiche dei due volti principali. Billy è un vero e proprio carro armato, capace di reggersi in piedi anche nelle condizioni più avverse, mentre Rebecca è l’addetta al mix erbe curative, nonché meno votata allo scontro diretto (lo so che ormai siamo nel 2016 e che stereotipi simili dovrebbero essere abolit, ma non triggerate la Sarkeesian che c’è in voi e ricordatevi che è una produzione giapponese, mi raccomando) ed è necessario tenere conto di questi due semplici aspetti prima di correre dritti verso la morte. E, credetemi, capiterà spesso. Inoltre è spesso necessario fare i conti con un inventario limitatissimo, al punto tale da dover decidere cosa lasciare a terra durante l’esplorazione per poter far posto a oggetti e strumenti prioritari. Scomparsi i bauli che permettevano di gestire al meglio le portata limitata dei protagonisti, è ora compito del giocatore gestire al meglio gli oggetti in dotazione, potendo contare, in tal senso, solamente su una mappa che ricorda i luoghi in cui questi sono stati posati. Una serie di caratteristiche che rendono questo episodio apocrifo un po’ più lento e, talvolta, estremamente macchinoso. Anche la linea narrativa non è sicuramente fra le migliori degli episodi pre-Resident Evil 4, e deve “accontentarsi” di risultare un pastone atto a dare maggiore background al personaggio di Rebecca, solamente accennato in Resident Evil, e infine tratteggiato con il dovuto riguardo mediante questa avventura. Nei limiti dettati dalla qualità media della scrittura della serie, chiaramente.
Zombie con l’abito buono

Il villain di Resident Evil 0 è in grado di controllare il virus utilizzando la propria voce da soprano. Sì, avete capito bene.
Se Resident Evil Rebirth HD aveva già chiarito quanto Capcom ci tenesse a rilanciare nel modo migliore possibili i titoli classici della sua serie horror più famosa, questo Resident Evil 0 HD raggiunge senza mezzi termini un picco tecnico-qualitativo mai toccato da un episodio tradizionale. Nulla all’interno del codice di gioco fa pensare che si tratti di un prodotto concepito più di dieci anni fa. Merito di un lavoro certosino di recupero degli asset grafici originali che ha permesso di godere di fantastici sfondi pre-renderizzati e il più delle volte animati; questo senza vederli sviliti dall’applicazione di antiestetici filtri bilineari, l’escamotage più abusato recentemente dall’industria videoludica per riproporre pigramente materiale grafico non adatto alle risoluzioni odierne. Ma il lavoro di Capcom non si ferma a questo e similmente a quanto proposto da Resident Evil HD, anche in questo caso sono state integrate caratteristiche in grado di rendere il gamplay più fruibile per le nuove generazioni, come il supporto video ai 16:9 e un sistema di controllo rinnovato e lontano dal modello “tank” a cui gli anni ’90 ci avevano ormai temprato. Anche i modelli poligonali sono stati ritoccati, e sebbene non si prestino particolarmente agli intenti registici e drammatici di alcuni passaggi della trama (vuoi anche per una mimica facciale ridotta ai minimi termini), il risultato rimane davvero sorprendente, specie quando si guarda al sistema di illuminazione in tempo reale. Chiaramente la casa giapponese ha poi voluto farcire questo nuovo remasterd di DLC per tutti i gusti: si va dai costume di matrice camp fino al più bieco fan service per gli appassionati della prima ora; e, sì, il completino indossato da Rebecca nella famosa polaroid di Resident Evil 2 c’è, contenti?
Similmente agli extra come “Mercenaries” visti in passato, completando l’avventura si sblocca una modalità in cui si vestono i panni di un Wesker dalle capacità sovrumane intento a fare poltiglia di nemici e mostruosità varie, ovviamente accompagnato da Rebecca in una sua veste più taciturna del solito. Uno scenario che cozza terribilmente con il suo personaggio in quel determinato frangente della serie ma, hey, si gioca con WESKER in un capitolo CLASSICO DELLA SERIE. Sono sicuro che il giocatore anni ’90 che è in voi deve cambiarsi le mutandine e, francamente, considerando la cura riposta nella limatura tecnica del prodotto, uno scivolone simile non mi sembra poi un grande problema.
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Contenuti
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Resident Evil 0 è difficilmente annoverabile fra i capitoli migliori della serie, ma ha il coraggio di inspessire e complicare una struttura ludica che già da molti è considerata a malapena praticabile. Il fatto che Capcom abbia deciso di riproporlo così com’è, nudo e crudo, sembra quasi una sorta di pubblica ammissione, come se anch’essa pensasse che forse il survival horror ha bisogno di distanziarsi da quanto visto negli ultimi capitoli del marchio Resident Evil, sempre più vicini a influenze sparatutto. E, dopo il successo della riproposizione HD del primo episodio, non sorprende che si sia messa di buona lena a lavorare su un remake che possa donare nuovo smalto al leggendario secondo capitolo zombifico. E comunque, tornando a Zero, all’origine di quello che una volta era IL survival horror, è evidente che ormai si può tirare il proverbiale “sospiro di sollievo” e considerare anche questa riproposizione in alta risoluzione dei mostri sacri Capcom uno di quei titoli da possedere ed esporre nella propria collezione, magari nella conveniente edizione retail per PC, PS4 e Xbox One intitolata “Resident Evil Origins Collection” che include, ovviamente, anche Resident Evil HD. Sarebbe davvero un peccato mancare un’occasione simile.