
Nights of Azure
Sviluppatore: Gust
Publisher: Koei Tecmo
Genere: Action RPG
Disponibile: Digital+retail
PEGI: 16+
Lingua: Inglese
Versione Testata: PC
Ringraziamo il publisher per averci fornito una copia review
Quando annunciarono la localizzazione di Nights of Azure ammetto di aver quasi gioito. Non sono particolarmente fan del genere hack&slash, nonostante un discreto numero di ore sui primi Devil May Cry o sui due Bayonetta, ma le atmosfere di questo titolo Gust sembravano tendere sul dark/goth (quasi sempre un punto a favore, dal mio punto di vista) e soprattutto il videogioco sembrava essere condito da una discreta forma di fanservice a tema yuri, tematica affrontata solo collateralmente dal passato recente delle produzioni di questo sviluppatore. E se vi steste chiedendo cosa significa “yuri” (dal giapponese “Giglio”), sappiate che sto parlando esplicitamente di ragazzine pure… ed esplicitamente lesbiche. Awwwwww!
Alla prova dei fatti, Nights of Azure si è rivelato decisamente lontano dalle mie aspettative e nel momento in cui mi sono reso conto che avrei dovuto scrivere questa recensione, mi sono venuti i sudori freddi. Intanto perché nella mia ottica superficiale da maschio, eterosessuale, bianco e medio borghese sono il perfetto bersaglio per l’ira di qualche SJW annoiat*. Inoltre, ben più grave, non è che Nights of Azure mi abbia fatto una brutta impressione… proprio non ha lasciato nessun segno, in nessun modo.
SENZA ARTE NÉ PARTE
Non so davvero da dove cominciare per descrive in che modo Nights of Azure sia stata una delle mie esperienze videoludiche più insapori dell’ultimo lustro… il titolo, del resto, è l’emblema stesso della mediocrità. Si tratta evidentemente una produzione low budget forse più adatta alla precedente generazione di console che ai PC più recenti, con una componente grafica decisamente scarna, ambientazioni anonime e non interattive e animazioni poco convincenti. Il design dei personaggi principali è abbastanza piacevole anche se poco ispirato, come assolutamente anonima è la schiera di mostri da combattere composta da cinque o sei reskin di altrettante categorie di base e pochissime variazioni a livello di forza e abilità.
La parte peggiore di Nights of Azure è indubbiamente il pallido tentativo di dargli un’impalcatura narrativa: per quanto potesse inizialmente sembrare lodevole l’intento di approcciare una storia d’amore tra persone dello stesso sesso, è sconfortante constatare come questa si riduca a mera scusa per un fanservice certo non volgare ma nondimeno inutile. Il sentimento tra le due ragazze è un dato di fatto fin dalle prime battute della storia e non matura assolutamente, limitandosi a trovare conferma tra un teen drama forzato e l’altro, con le protagoniste incastrate all’interno dei loro ruoli seme-tsundere e uke-deredere. I quattro comprimari sono niente più che piccole macchie sullo sfondo (al punto che uno di loro dovrebbe essere un traditore, ma la situazione resta irrisolta e mai più affrontata) e l’antagonista si muove senza motivo alcuno al di là del proprio ruolo di boss dell’ultimo livello del gioco.
Non ho grandi metri di paragone per giudicare il gameplay di Night of Azure, ma anche in questo caso credo si possa parlare di “piattezza”. Prendendo a riferimento i pad della Xbox 360, i quattro tasti lettera sono demandati a tre tipologie di attacchi (leggero, forte, speciale) e alla schivata, mentre i dorsali servono a parare e a gestire i mostri che Arnice, la protagonista, può evocare al proprio fianco. Proprio questa caratteristica, che avrebbe dovuto rendere il gameplay unico, è una delle principali cause di disappunto: esattamente come il parco nemici, anche il ventaglio di mostri evocabili è composto da poche categorie di base più volte reskinnate e la bassa difficoltà del titolo, assieme alla presenza di alcuni mostri assolutamente inutili, non invogliano certo alla sperimentazione (soprattutto – a quanto mi è stato possibile vedere – per la necessità di dover inserire l’unico mostro healer all’interno della squadra). Il fatto che Arnice abbia a disposizione quattro tipi di armi e quattro trasformazioni demoniache e la presenza di diverse quest secondarie dispensate nell’hotel che fa da quartier generale sono semplici contorni, mai davvero essenziali per portare a termine con successo le diverse fasi del gioco.
Se da un lato ho almeno gioito per la presenza del doppiaggio originale (senza quindi dovermi sorbire un orrendo dub ultra low budget), rimane la desolante verità che l’unico pallido tentativo di Nights of Azure di produrre qualcosa di decente siano le musiche. Non che anche queste siano particolarmente ispirate, sia chiaro, ma i diversi pezzi al piano, lirici o più “rock” della colonna sonora fanno il loro sporco lavoro e riescono a generare adrenalina dove la storia o il gameplay, invece, smorzerebbero l’entusiasmo anche dei più arrapati.
Lato porting, se mi fossi fermato alla prima impressione, la valutazione del lavoro fatto nel portare Nights of Azure da Playstation 4 a PC sarebbe stata completamente negativa. Al primo avvio ho riscontrato immediatamente un problema nella gestione della CPU (che schizzava senza motivo al 90%), nella modalità a schermo intero (con fastidiosissime bande nere ai bordi dell’immagine) e diversi force close casuali che andavano a minare la piacevolezza dell’esperienza di gioco. Nel giro di tre settimane pare sia stato tutto risolto (ogni tanto il full screen ha qualche incertezza, ma almeno funziona bene due volte su tre), quindi good job a Koei Tecmo che dimostra un certo rispetto nei confronti degli acquirenti. Certo restano alcuni difetti di design di base, assolutamente inspiegabili: al primo avvio è necessario mappare i tasti del controller, anche se in teoria il gioco dovrebbe essere ottimizzato per quello Xbox 360/One; ci sono pochissime impostazioni grafiche (risoluzione e antialiasing, difatti consiglio di giocare con le personalizzazioni del pannello di controllo della vostra scheda grafica per ottenere la migliore esperienza visiva) e non sembrano disponibili risoluzioni maggiori del FullHD; non è prevista una modalità full screen windowed, presente in diversi giochi recenti e che semplifica il passaggio dal gioco ad altre applicazioni senza incappare in tremendi BSOD o force close. Benemale, ma non benimalissimo.
Contenuti
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La seconda opinione
Nights of Azure fatica a brillare, soprattutto a causa di un level design ai minimi storici e di un sistema di combattimento che, pur stratificandosi con l’incedere dell’avventura, non riesce mai a risultare effettivamente interessante. La storia insiste sul dualismo (piuttosto scontato) che lega le due affascinanti eroine, unite da un sentimento evidentemente più profondo dell’amicizia, ma mai realmente esplorato se non in flashback testuali e qualche scenetta adolescenziale di contorno. Deludente su più fronti, potrebbe comunque allietare le serate di coloro in cerca di un Action RPG senza pretese dal fascino manga.
6/10 – Majkol “Zaru” Robuschi
Alla fine della fiera, potremmo valutare Nights of Azure sotto due punti di vista, quello del gioco in sé e quello del porting. Come gioco, Nights of Azure non ha assolutamente niente che lo renda in qualche modo meritevole dei vostri soldi o del vostro tempo, che siate interessati alla componente ludica (troppo facile e piatta) o del racconto (poco convincente, molto forzato). Se comunque non intendete desistere dall’acquisto (razza di pervertiti che non siete altro), sappiate che il porting – piallato qualche bug del D1 – è fatto relativamente bene (ci stanno abituando male, signora mia) e con qualche tweak dal pannello impostazioni della vostra scheda grafica dovrebbe ai limiti della “perfezione” anche senza disporre di un hardware particolarmente ricercato.