
Ni No Kuni II: il Destino di un Regno
Sviluppatore: Level-5
Publisher: Bandai Namco
Genere: Action RPG
Disponibile: Digital+retail
PEGI: 12+
Lingua: Italiano
Versione Testata: PS4
Ringraziamo il publisher per averci fornito una copia review
Come ormai ben noto ai nostri ventiquattro affezionati lettori, qui su GeekGamer amiamo le sperimentazioni e i contenuti forti. Ci piace pensare che il videogioco sia in possesso di una propria specificità indipendente da quella degli altri media – ragion per cui rifiutiamo ogni accostamento facilone con il concetto di “arte” – e che tale specificità possa essere valutata secondo varie prospettive, talora prescindenti persino la storia del medium stesso. E anzi, riteniamo che in molti casi una conoscenza troppo approfondita di questa storia comporti pericoli considerevoli in fase di giudizio, specie quando a tale conoscenza si unisca un più o meno consapevole afflato nostalgico o passatista, che inquina irreparabilmente il corretto giudizio del prodotto. Questa è la ragione per la quale crediamo sia interessante in alcune occasioni affidare i titoli più “chiacchierati” – quelli che, per intenderci, vengono accompagnati da campagne mediatiche martellanti e sollevano enormi aspettative tra gli affezionati – a membri della redazione che non hanno dimestichezza o con il genere di riferimento, o con eventuali capitoli precedenti. Per fare un esempio concreto: io e la saga di Ni No Kuni di Level-5 non abbiamo mai avuto il privilegio di frequentarci nemmeno di striscio. Vuoi perché i JRPG in generale mi interessano meno della trigonometria applicata, vuoi perché sia l’edizione giapponese che quella PAL del primo episodio furono pubblicate su piattaforme da me rarissimamente frequentate, vuoi perché nutro sempre enormi sospetti nei confronti dei prodotti nipponici “che piacciono agli americani” e che – secondo leggi di consequenzialità obbligata – sembrano dover necessariamente piacere a tutto l’Occidente.
TANTISSIMA FORMA… E POCHISSIMA SOSTANZA
Ignorante, indifferente, e in larga parte immune alla “straordinaria magia dello Studio Ghibli”: rappresento, insomma, il membro della redazione più indicato per recensire questo Ni No Kuni II: Il destino di un regno, pubblicato ormai parecchie settimane fa per PC e Playstation 4 e salutato – come era prevedibile – dal plauso relativamente unanime della critica e dall’accoglienza generosa del pubblico. Su un aspetto, perlomeno, ci si trova a concordare con l’opinione comune: Level-5 sa senza dubbio come concepire giochi in grado di ammaliare l’occhio e l’orecchio del giocatore. A differenza del primo capitolo, qui Ghibli non ha ufficialmente contribuito alla confezione del prodotto, ma la mano distintiva degli artisti afferenti allo studio si nota letteralmente in ogni elemento: dalle tavolozze cromatiche sature e avvolgenti alla concezione eclettica delle ambientazioni, fino a giungere al design dei personaggi, opportunamente provvisti di occhioni tondi con monociuffo di ciglia laterale, sopracciglia arcuate, e tutto il repertorio cosmetico d’ordinanza. La colonna sonora dell’abile Joe Hisaishi, dalle inconfondibili orchestrazioni sincopate tutte archi e corni francesi, contribuisce a rafforzare l’impressione di trovarsi di fronte a un centone ad usum delphini dell’ultimo venticinquennio di casa Miyazaki, pensato soprattutto come florilegio di stilemi indirizzato a un pubblico già adeguatamente educato a un certo tipo di suggestioni. D’altra parte, le dichiarazioni di Akihiro Hino non lasciano spazio a speculazioni: Ni No Kuni II è stato progettato a tavolino come una torreggiante e colorata torta a strati cucinata per ingolosire le masse d’oltremare – e sarebbero del resto bastate le atmosfere da “parco giochi a tema” di ambientazioni come Canghai a confermare i sospetti.
Level-5 non ha letteralmente badato a spese per raggiungere l’obiettivo: la sua creazione è, dal punto di vista tecnico-estetico, una meraviglia di funzionalità ed efficacia. Non bastasse il cel-shading impeccabile dei personaggi – che quasi non fa rimpiangere l’animazione tradizionale del primo episodio – gli scenari ricchi e dettagliati, i tagli virtuosistici degli scorci e i raffinati preziosismi che pervadono ogni dettaglio della messa in scena contribuiscono a rendere Ni No Kuni II un’esperienza sensorialmente memorabile. E per molti versi ci si potrebbe (e ci si dovrebbe) fermare qui.
Ci si dovrebbe fermare qui perché, una volta scompostane l’impalcatura ludica e diegetica, ciò che resta di Ni No Kuni II è un prodottino industriale di pura routine, caratterizzato da ben poche idee e ancor meno coraggio, il cui successo è giustificabile esclusivamente a causa della variopinta bardatura con cui viene venduto al pubblico d’elezione. Nel comporre il suo sussidiario per gaijin, Level-5 ha attinto a tutte le più rappresentative cifre stilistiche connotanti il genere, in un pot-pourri superficiale e derivativo che non intende sollevare alcun reale problema o ostacolo di fronte al fruitore. Per molti, moltissimi versi il titolo di Level-5 appare pienamente riconducibile a quel fortunato filone di JRPG revanscisti para-Square Enix, del genere di I am Setsuna (mia recensione) e Lost Sphear (mia recensione), i quali fanno leva sulla riconoscibilità di topoi immarcescibili (sia dal punto di vista narrativo che di gameplay) per livellare ogni asperità dal percorso e coccolare le aspettative dei giocatori. Il budget a disposizione di Ni No Kuni II è comunque notevolmente più ampio, e ciò consente di “guardare” alla materia ludica da prospettive variate: l’attraversamento diretto delle ambientazioni con combattimenti in tempo semi-reale, riservata soprattutto ai dungeon, viene alternata a più tradizionali esplorazioni su mappa, che prevedono scontri su schermate separate attivate dal contatto con i mostri. Si aggiungono al lotto alcuni momenti gestionali (disponibili nelle fasi più avanzate del gioco) e le cosiddette “battaglie campali”, vale a dire sezioni RTS in stile Little King Story durante le quali il giocatore è chiamato a guidare le proprie truppe contro roccaforti ed eserciti nemici.
Nonostante Level-5 abbia ulteriormente arricchito l’offerta introducendo ulteriori elementi più o meno decorativi (tra cui i Cioffi, ossia piccoli spiritelli genere Mononoke Hime che accorrono in aiuto in combattimento, o il Foglialibro, una specie di finto social network interno) nessuno di questi spicca per eccellenza o originalità. Per di più, le pur vaste possibilità di personalizzazione del proprio party attraverso equipaggiamento, punti-battaglia e specificità elementali non sembrano avere alcun impatto significativo nell’andamento dell’esperienza, che si mantiene estremamente lineare e mai problematica. Ni No Kuni II si gioca e si finisce praticamente con una mano sola: basta aprire di tanto in tanto il menu, equipaggiare l’arma più forte tra le decine a disposizione, ed evitare i non molti nemici di livello troppo alto rispetto a quello dei nostri eroi.
Questa evanescenza ludica, che si sarebbe potuta accettare di fronte a contenuti narrativi degni di interesse, fa invece il paio con una trama di incredibile stolidità. La vicenda di riscatto del principino biondo Evan è di una prevedibilità letteralmente disarmante, e viene veicolata attraverso scambi verbali che sembrano il corrispettivo dialogico di quei tristissimi adulti che si rivolgono ai bambini piccoli con smorfie grottesche e vocette in falsetto. E no, il fatto che si tratti di una “favola” non giustifica nulla: la favola è una cosa seria, quella di Ni No Kuni II è poco più di una parodia.
Contenuti
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La seconda opinione
Ni No Kuni II: Il Destino di un Regno è senza dubbio un seguito che decide di cambiare molte delle meccaniche viste nel primo episodio, riuscendo a creare qualcosa di simile ma al tempo stesso profondamente diverso. Il comparto tecnico è ai massimi livelli, il gameplay è variegato ma purtroppo molti dei “buoni propositi” dell’opera si infrangono su problemi rilevanti. Livello di difficoltà irrisorio e trama banalissima lasceranno l’amaro in bocca a chi si nutre di JRPG con costanza. Un gioco senza dubbio di valore che però “vola basso” a causa di difetti impossibili da sorvolare.
Da frequentatore molto saltuario del genere, sono sempre rimasto sorpreso del fatto che i giudizi correnti sui JRPG dipendano al 90% da come appaiono sullo schermo. Intendiamoci, non che in Occidente la cosa non si verifichi – basta andarsi a leggere qualche recensione di titoli AAA sulle riviste “professioniste” – ma ho sempre avuto l’impressione che alla cosiddetta ruolistica giapponese sia sufficiente sfoggiare un comparto grafico e artistico di rilievo per vedersi perdonare ogni tipo di castroneria in virtù di una specie di escapismo giustificatorio, in larga parte fondato su quanto ci aveva divertito questo o quel titolo della medesima software house quando eravamo piccoli (chi ha parlato di Final Fantasy?).
Tagliamo corto. Ni No Kuni II: Il destino di un regno è un gioco di modesta caratura ludica, narrativamente elementare e ridicolmente semplice, che nasconde la sua “polpa” dozzinale sotto strati e strati di cosmesi scintillante per raggiungere una specifica tipologia di destinatari dalla bocca buona. Si tratta dunque di un prodotto sconsigliabile? Assolutamente no, anzi: merita di essere provato proprio per la sua sfacciataggine estetica, per la sua tracotante sovrabbondanza, e non c’è dubbio che il pubblico di riferimento vi troverà molte ragioni d’interesse. Come valutazione generale, tuttavia, non possiamo andare che poco oltre la sufficienza.