
Monster Rancher 1 & 2 DX
Sviluppatore: Koei Tecmo
Distributore: Koei Tecmo
Formato: Digital
Localizzazione: Inglese
Versione Testata: PC
Ringraziamo il publisher per averci fornito una copia review
Per farla breve, Monster Rancher appartiene al filone di quei giochi nati per sopperire al fatto che Pokemon fosse un’esclusiva Nintendo. In questo caso parliamo di un titolo prodotto per prima Playstation nel lontano 1997, appena un anno dopo l’uscita del primo Pokemon su Game Boy.
Monster Rancher vantava però una peculiarità unica, ovvero la possibilità ottenere i diversi mostri tramite qualsiasi CD inserito nella Playstation, che fosse musicale, un CD di gioco o uno pieno di dati a caso. Alcuni degli album musicali più famosi erano stati addirittura associati a mostri concepiti appositamente: per esempio, inserendo la colonna sonora di Terminator 2 si poteva ottenere un mostro con le sembianze di un uomo liquido metallico, oppure inserendo un disco di Dead Or Alive per Playstation si poteva ottenere un mostro somigliante a Kasumi. Nonostante l’evidente ispirazione, la struttura del gioco differiva molto da Pokemon: nel caso di Monster Rancher gli spostamenti avvenivano esclusivamente tramite menu e il gameplay somigliava molto più a quello di un tradizionale gestionale. Nello specifico, per un buon 50% del gioco eravamo di fronte a una sorta di Tokimeki Memorial con i mostri, mentre l’altro 50% per cento si trascorreva a osservare le proprie creature. Il compito del giocatore in Monster Rancher era quindi principalmente quello di allevatore, anche se il fine principale era quello di rendere i mostri forti abbastanza da poter combattere nei tornei e scalare graduatorieLa componente “bellica” doveva essere presa molto sul serio, poiché i mostri potevano andare soggetti a infortuni gravi o morte – e considerando il tempo necessario per crescerli fino a livelli decenti, la loro eventuale dipartita era davvero sconfortante. Monster Rancher complicava la situazione con innumerevoli variabili: essere troppo severi conduceva i mostri alla fuga, ma un’eccessiva indulgenza li rendeva viziati, imbelli e inclini all’imbroglio. I mostri erano tutti il risultato di due tipi o “razze”, una di base e una variabile che gli fornisce caratteristiche particolari: esistevano per esempio mostri di tipo Pixie/Pixie (una specie di ragazza mostro) oppure Pixie/Wolf (una ragazza mostro lupo) e anche Wolf/Pixie (un lupo con i colori e le caratteristiche della Pixie). Va da sé che le possibilità risultavano innumerevoli. e questo si applica a tutti i mostri che potranno avere incroci con altri mostri creando innumerevoli varianti di loro stessi con sembianze di altri mostri. Il combattimento di Monster Rancher era abbastanza inusuale, poiché i mostri potevano contare su diversi tipi di attacchi da scegliere in base alla distanza con l’avversario. Il controllo di ciascun mostro dipendeva moltissimo dalla sua lealtà, la quale a Asua volta dipendeva dal modo in cui era stato allevato.
Questa collection di due giochi (Monster Rancher 1 e 2) mira al recupero di questa piccola serie mantenendo tutti i contenuti presenti nei giochi originali, fatta eccezione per la peculiarità di cui sopra, ossia la possibilità di creare mostri attraverso l’uso di CD. Al suo posto, si trova una stringa di ricerca che consente di rintracciare titolo e autore del CD che si desidera inserire. Purtroppo, non sono state conservate le combinazioni originali, come chiarito dal menu di evocazione. Sul piano tecnico, la raccolta è costruita su un emulatore Playstation montato a sua volta su un emulatore Android, con alcuni comandi touch esterni allo schermo di gioco ma interni alla finestra dell’emulatore.
In tutta sincerità, i Monster Rancher conservano un valore storico soprattutto per l’innovazione sopra descritta, che instaurava un solido collegamento tra mondo virtuale e mondo reale in anni in cui tali interazioni erano estremamente rare e poco riuscite. Questa particolarità è stata interamente rimossa, compromettendo parecchio tutta la manovra di revival, che poco si sposa ai gusti e alle esigenze moderne. I giocatori abituati a esperienze come quelle dei Battle Royale potrebbero restare parecchio sconfortati nel dover assistere ad animazioni early-3D che mostrano creature che inseguono scimmie o studiano con un tucano. La collection resta dunque da consigliarsi solo se non si ha proprio modo di ricorrere al retrogaming per recuperare gli originali, visto che difficilmente in queste condizioni possiamo sperare che si gettino le fondamenta per un nuovo gioco della saga.