Gotta steal ‘em all (the eggs)

Monster Hunter Stories 2: Wings of Ruin

Sviluppatore: Marvelous, Capcom
Distributore: Capcom
Formato: Digital + Retail
Localizzazione: Italiano (solo testi)
Versione Testata: PC
Ringraziamo il publisher per averci fornito una copia review

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Humble Bundle

La serie Monster Hunter, per chi non lo sapesse, è la seconda più venduta dell’intero portfolio di IP proposte da Capcom, battuta solamente da Resident Evil – non male considerando la sua nascita relativamente recente (2004) rapporto al mondo videoludico nipponico. In questi 17 anni si sono susseguiti capitoli principali, spin off, card game, anime, manga, adattamenti cinematografici e, a breve, anche un film CGI che sarà fruibile tramite Netflix dal prossimo 12 agosto.

Se Monster Hunter propone tradizionalmente giochi action con elementi GDR ed una fortissima componente multiplayer fatta di cooperazione e competizione, il focus di Stories 2: Wings of Ruin (MHS2) è completamente diverso. Si tratta in questo caso di un puro JRPG, un classico gioco di ruolo a turni che vuole mettere la storia al centro dell’attenzione, con il mondo di gioco, con le sue razze, mostri e via dicendo a fare da trait d’union con la saga principale.

MHS2, come fa intuire il titolo, è il seguito di Monster Hunter Stories, inizialmente esclusiva Nintendo 3DS in Giappone ma approdato in occidente un anno dopo quasi in contemporanea alle sue Android e iOS. Non è necessario aver giocato il primo Stories per godere di questo secondo capitolo; infatti, sebbene esistano riferimenti narrativi al capitolo primigenio e qualche personaggio faccia ritorno, gli eventi di maggiore importanza vengono menzionati e re-illustrati proseguendo nel gioco.

NIPOTI DI LEGGENDE

Protagonista di Monster Hunter Stories 2 è un/una aspirante Rider, nipote del leggendario rider Red, compagno del Ratha guardiano, considerato il protettore dell’isola di Hakolo, dove si trova il villaggio di Mahana. I mostri attorno al villaggio stanno diventando aggressivi, dopo che si sono viste strane luci in lontananza durante un festival commemorativo. Non lontano, una ragazza dalle orecchie a punta sta scappando con un uovo affidatole dallo stesso Ratha guardiano, uovo che inesorabilmente contiene un Rathalos particolare, menzionato in profezie di distruzione…

L’uovo che forgerà il destino…

L’incipit che dà il via alle avventure di Leo/Leia (i nomi di default proposti a seconda che si scelga un protagonista maschile o femminile) può non sembrare dei più originali, ma la linea narrativa proposta è sviluppata con coerenza e discreta competenza, sebbene non si possa chiedere alla creatura videoludica di casa Capcom di portare nel genere JRPG temi filosofico-esistenziali o contrasti morali in grado di far dubitare il giocatore. No, la trama in gioco è funzionale e piacevole nei confronti che fa delle meccaniche e dei mostri il suo punto di forza, ed è contrastata più da un ritmo altalenante dettato dalla struttura stessa del gioco più che da carenze proprie. La narrativa dell’ultima fatica di Capcom e Marvelous è infatti scandita dalla presenza una serie di città-hub, dalle quali si dipanano una serie di missioni principali e secondarie che portano all’esplorazione di tutte le aree dei dintorni, fino a quando è tempo di raggiungere la successiva città.

MHS2 integra intelligentemente i punti di forza della serie principale con le caratteristiche tipiche di un JRPG, e prende pesantemente spunto anche dalla serie Pokémon. In quanto rider il/la protagonista è anche allevatore, e la gran parte dei mostri di gioco possono essere trovati, accuditi e fatti crescere nel ruolo di Monstie, in modo analogo a quanto accade nella serie di Game Freak. Anche nelle frasi esplorative si trovano elementi ormai appartenenti alla tradizione: ogni Monstie mostra abilità uniche, che vanno dalla possibilità di segnare sulla minimappa risorse o nidi, alla capacità di nuotare o di rompere rocce che ostacolano il cammino. Ogni area mette a disposizione occasioni per sfruttare queste abilità, sia per velocizzare gli spostamenti che per raggiungere aree e scrigni altrimenti inaccessibili, e costruire il proprio party di sei Monstie (di cui uno obbligatorio) tenendo in considerazione queste capacità è fondamentale tanto quanto tenere in considerazione la loro validità in combattimento.

Proprio il sistema di combattimento, gioia e dolore di tanti JRPG, è tanto tradizionale quanto ben studiato, ed incorpora molte caratteristiche dei titoli action. Si combatte al fianco del proprio Monstie di elezione e ad eventuali compagni di avventura, trovandosi davanti a diverse scelte: una volta per turno è possibile cambiare arma e Monstie, ed ovviamente è possibile attaccare o usare oggetti. A meno di ordini specifici limitati alle abilità speciali, il Monstie combatte di propria iniziativa – ognuno tenderà a preferire un determinato tipo di attacchi, basato su un sistema di velocità/tecnica/potenza già presente nella serie principale ed equivalente al classicissimo carta/forbice/sasso; quando attaccante e difensore si scontrano, entra in gioco questo triangolo per decidere il vincitore del testa a testa; vincendone abbastanza è possibile sincronizzarsi con il Monstie così da poterlo cavalcare e sferrare gli attacchi più devastanti e spettacolari del gioco. Analizzare il comportamento dei mostri avversari, pertanto, è fondamentale: sebbene MHS2 non sia particolarmente difficile, attaccare a caso non produce buoni risultati, almeno fino a quando non si è pesantemente sopra livello, e a quel punto interviene una comoda scorciatoia che permette di terminare il combattimento all’istante, con il miglior risultato possibile. Dalla serie madre viene ereditata anche un’altra caratteristica: gran parte dei mostri presentano parti del corpo differenti, che possono essere distrutte singolarmente in modo da depotenziarli, annullare determinati tipi di attacco, indurli a fuggire nella propria tana o più semplicemente per ottenere materiali utili per il crafting di armi e armature. La scelta dell’arma è fondamentale per sfruttare le debolezze di ogni parte del corpo, così come lo è scegliere armi e armature elementali, almeno negli scontri più impegnativi come i boss.

Alcuni attacchi vanno leggermente “over the top”

LA LENTA RICERCA DELLA PERFEZIONE

Costruire il proprio party di Monstie è tanto carino sulla carta quanto non entusiasmante nella pratica. Si parte dall’uovo, che può essere ottenuto da una tana di mostro. In giro per le mappe di gioco compaiono casualmente delle tane da esplorare, ma è anche possibile indurre un mostro nemico a fuggire così che dalla sua tana si possa essere certi del tipo di uovo ottenibile. Il problema che accomuna ogni tana è che si tratta di dungeon generati casualmente dal motore di gioco, partendo da un numero limitati di elementi base. Dopo poche ore di gioco la sensazione di déjà-vu sale in modo terribile, specialmente quando si nota che le nuove aree di gioco offrono tane che sono un semplice reskin di quanto già visto. In ogni caso l’obiettivo è sempre lo stesso: raggiungere il nido così da poter osservare e prendere un singolo uovo per volta. Navirou, un feline “leggendario” che accompagna Leo/Leia, darà una rapida valutazione di odore e peso, utili a capire la qualità dell’uovo stesso. Quanto al tipo, sta al giocatore annotare disegni e colori per giudicare di cosa si tratta.

Ottenute le uova (presumibilmente più di una per esplorazione…) si deve tornare in città per farle schiudere, e parte il gioco di allevamento. Man mano che si avanza nel gioco, vengono aperte nuove possibilità per far crescere di livello Monstie, per poterli fondere così da ereditare delle abilità di combattimento e via discorrendo. Gli amanti del “breeding” hanno di che divertirsi, senza dubbio. Fortunatamente nessun nuovo Monstie che si desidera aggiungere al party principale rimane indietro per molto tempo: nelle missioni e nei combattimenti è infatti previsto un bonus sostanzioso di punti esperienza per tutti i componenti del party di livello più basso rispetto al protagonista. E per i collezionisti, non poteva certo mancare l’enciclopedia di mostri e Monstie che si completa incontrando nuovi nemici e amici.

L’adattamento tenta di mantenere il tono originale

MHS2 è stato sviluppato principalmente per Nintendo Switch, e la versione PC oggetto della recensione mostra poche differenze rispetto a quanto godibile sulla console nipponica. Il gioco è sicuramente inspirato a livello di design, con un’eccellente palette di colori che regala ai mostri di Monster Hunter una lettura diversa ma comunque efficace. Il mondo di gioco è ben tratteggiato seppur stereotipato nella sua divisione in zona ghiacciata/isola di ispirazione hawaiana e così via. Il colpo d’occhio è sempre godibile, ma alcuni limiti si denotano nella distanza ridotta del LOD, ovvero la bassa distanza a cui gli oggetti vengono renderizzati alla massima qualità possibile, che specie in aree con forte presenza di fiori crea un involontario effetto di “cerchio fiorito” attorno al protagonista. La versione PC non soffre di problemi di performance, distinguendosi dalla versione Switch soprattutto per risoluzione e framerate (non sono supportati valori superiori ai 144fps, però), e promette maggiori prestazioni con pochi core veloci rispetto a processori multicore più lenti. Non servono schede top di gamma per giocarlo in risoluzione WHQD, e anche in 4k è fruibile dalla maggior parte delle schede video dedicate degli ultimi anni, perlomeno in ambito desktop. Qualche bug è ad oggi (27 luglio 2021) ancora presente, anche su Switch.
Le musiche accompagnano l’avventura quasi senza farsi notare, molto buoni gli effetti sonori, ed il doppiaggio è presente sia in inglese che in un ottimo giapponese. Il testo italiano è tradotto ed adattato piuttosto bene, ma qualche strafalcione nelle descrizioni di abilità o missioni è presente – peraltro anche nella lingua d’albione; nulla che intacchi la godibilità della narrazione, comunque.

verde

Monster Hunter Stories 2: Wings of Ruin è decisamente un JRPG competente, in grado di stare in piedi con le sue forze, al di là del brand Monster Hunter. Costruito su fondamenta solidissime che non sempre si trovano nei capisaldi del genere, pecca principalmente di ritmo, ed il divertimento ne risente. Può essere un ottimo punto di ingresso tanto da Monster Hunter quanto ai JRPG, ma non raggiunge livelli tali da poter essere consigliato senza alcuna premura.

Good

  • Meccaniche di combattimento ben studiate.
  • Design.
  • Porting PC funzionale.

Bad

  • Ritmo troppo altalenante.
  • Le abilità esplorative condizionano troppo la scelta del party.
7.7

Dai videogiochi al PC, dal PC ai videogiochi: il cerchio è terminato. Convinto PCistamassterrace, cede puntualmente al lato oscuro delle console ad ogni esclusiva degna di nota.