
Higurashi When They Cry – Ch.4 Himatsubushi
Sviluppatore: 07th Expansion
Publisher: MangaGamer
Genere: Visual Novel
Disponibile: Digital
PEGI: 18+
Lingua: Inglese
Versione Testata: PC
Ringraziamo il publisher per averci fornito una copia review
Siamo arrivati infine al quarto e ultimo capitolo degli Archi di Domanda di Higurashi When They Cry, Himatsubushi, ovvero il capitolo del “tempo sprecato”. Non nascondo fin da subito che questo titolo si è rivelato un vero presagio della mia esperienza di gioco; ci sono visual novel e avventure grafiche a episodi che scelgono di concludersi col botto, altre invece che adottano un finale ben più anticlimatico… per cui direi che questa prima serie di Higurashi rientra benissimo nel secondo caso.
Nello scorso episodio, Tatarigoroshi, i protagonisti sono andati incontro al peggior “Bad Ending” possibile, con tutto il cast, nonché l’intera popolazione di Hinamizawa, completamente sterminati.
A differenza dei capitoli precedenti, caratterizzati da un pattern narrativo basato sull’Eterno Ritorno nietschano, Himatsubushi rappresenta una sorta di prequel per l’intera serie, poiché è ambientato cinque anni prima degli eventi finora mostrati.
La storia comincia infatti nel 1978, l’anno prima che gli incidenti inerenti al piano di costruzione della diga di Hinamizawa ebbero origine. In questo periodo, Keiichi Maebara non aveva ancora traslocato nel villaggio, e pertanto, il ruolo di protagonista e il punto di vista vengono affidati al detective Mamoru Akasaka, inviato in missione da Tokyo. Il suo compito è indagare sul rapimento del nipote di un funzionario del governo tenuto in ostaggio da un’organizzazione terroristica.
Dopo essere arrivato a Hinamizawa, Mamoru fa conoscenza con Rika Furude, all’epoca seienne, che lo accompagna per mostrargli il villaggio. I due giungono allora al tempio appartenente alla famiglia Furude, e iniziano a chiacchierare amichevolmente finché, a un certo punto, la bambina rivela un lato della sua personalità che nessuno aveva mai visto prima…
IL VILLAGGIO DEI DANNATI
Oltre alla sua natura di prequel, Himatsubushi si configura come un episodio “anomalo” rispetto a quelli precedenti, la cui messa in scena dimostra la sua particolarità: la storia è considerevolmente più breve, quasi la metà di un episodio normale, mentre il cast è ridotto al minimo indispensabile. Gli unici personaggi rilevanti nell’intreccio sono Mamoru Akasaka, un protagonista “provvisorio” di cui presumo se ne sentirà parlare di nuovo molto più avanti, Rika Furude, l’ultima comprimaria femminile dell’”harem” di Keiichi, e l’onnipresente detective Kuraudo Oishi; sono presenti anche Mion Sonozaki e il dottor Irie, ma fanno solo una comparsata nella sezione Suggerimenti.
Se Rena Ryuugu e Mion esprimevano un temperamento diabolico nei primi due capitoli, mentre in Tatarigoroshi Satoko Hojo manifestava sintomi acuti di DPTS, in Himatsubushi viene svelato che quella che sembrava l’unico personaggio “ordinario” tra i deuteragonisti principali, in realtà celava una personalità nascosta, più subdola ma non per questo meno inquietante; non si tratta di un mero disturbo dissociativo dell’identità (poco plausibile per una bambina di sei anni), bensì di un vero e proprio alter ego, la cui entità pare sfociare ai limiti del paranormale. Tra i generi slice of life, giallo e horror psicologico, Higurashi aggiunge addirittura la fantascienza.
Ad ogni modo, proprio perché essendo un prequel, la storia non riesce a coinvolgere con la stessa forza dei titoli precedenti. Il problema principale, di Himatsubushi infatti, è che il giocatore sa già come gli eventi andranno a finire fin dall’inizio – non a caso, l’incipit specifica esplicitamente che Mamoru Akasaka riesce a sopravvivere al termine della missione.
Il livello di suspense presente è molto basso, e quel poco che c’è appare discretamente prammatico. I misteri più importanti della serie sono stati ampiamente ignorati, e poca carne è stata aggiunta al fuoco di questo immenso barbecue.
In compenso, questo capitolo si è rivelato comunque ben realizzato e funzionale, grazie anche ai suoi momenti memorabili come la scena finale, particolarmente oscura e intrigante.
Inoltre, piccola nota sul design, sebbene la trama sia ambientata cinque anni prima della storyline principale, il gioco ha mantenuto gli stessi sprite per Rika e Mion, creando una bizzarra situazione;
se il riciclo del design di Rika è in un certo senso perdonabile, in quanto il giocatore può credere che una bambina di sei anni possa avere tali fattezze, lo stesso non si può dire di Mion Sonozaki: infatti, la ragazza, all’epoca dodicenne, appare con lo stesso seno abbondante della sua controparte adolescenziale, e il fatto che nel gioco viene riferita come “teenager” suona ancora più alienante.
Purtroppo, non c’è molto altro da dire su questo capitolo finale, d’altronde, una visual novel che si presenta così scarnamente rispetto al resto del franchise non può che avere una recensione di poche parole.
Per quel che mi riguarda, Himatsubushi rappresenta una side-story abbastanza deludente, un capitolo quasi aggirabile se non fosse per l’introduzione e l’evoluzione di alcuni personaggi…
Dopo una serie di capitoli uno più difficile dell’altro, questo è solo una misera ricompensa per esserne arrivati alla fine, come dice anche la schermata iniziale del gioco.
Se Higurashi fosse stato un vero giallo, adesso ci sarebbero tutti gli elementi per investigare, speculare, elaborare teorie; invece, il contenuto globale è estremamente caotico, se non quasi “blasfemo” se consideriamo i dieci comandamenti di Knox come punti dogmatici di un giallo intellettualmente corretto.
Non resta dunque che chiudere questa prima serie con un retrogusto d’amaro in bocca e inoltrarsi negli Archi di Risposta di Higurashi che, come chi sa già, riservano molte più soddisfazioni.