METALLO PESANTE

Guilty Gear Strive

Sviluppatore: Arc System Works
Distributore: Bandai Namco
Formato: Digital+retail
Localizzazione: Italiano
Versione Testata: PS5
Ringraziamo il publisher per averci fornito una copia review

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Entriamo insieme in una macchina del tempo: la data di destinazione è un pomeriggio di ventuno anni fa, il luogo è una stanzetta pulita ma disordinata, piena di volumetti manga accatastati su ogni superficie disponibile. Il tipico stereo con lettore CD, casse, mangianastri e radio incorporati manda a ripetizione pezzi di Iron Maiden, Slayer, Metallica e Children of Bodom; sul televisore (uno scatolone CRT) lampeggiano le immagini di RPG giapponesi. Il ragazzo di quattordici anni appena tornato dal negozio di videogiochi non ne ha idea, ma il gioco per PlayStation che stringe tra le mani, Guilty Gear, è la sublimazione di tutto ciò che ama: un prodotto sviluppato dalla ancora semi-sconosciuta Arc System Works e fortemente voluto dal one man army Daisuke Ishiwatari che ne ha scritto la trama, suonato le musiche, disegnato i personaggi e addirittura doppiato il protagonista.

Ventun anni dopo, l’esplosiva miscela di arti marziali, heavy metal, belle ragazze e trame strampalate è tornata con più grinta che mai, forte anche dell’aumentata esperienza di Arc System Works, ormai affermatasi come la casa di produzione per eccellenza nel campo dei picchiaduro in stile anime – in particolar modo grazie alla meritata popolarità ottenuta da Dragon Ball Fighter Z, pubblicato, come questo titolo, in collaborazione con Bandai Namco.

COME HO IMPARATO A NON PREOCCUPARMI E AMARE IL ROMAN CANCEL

Incomprensibilmente dilatata nello spazio e nel tempo, nata come unico pretesto di aumentare il cool-factor di personaggi già fin troppo cool di loro, la narrazione non è mai stata il punto forte di Guilty Gear. Questo nuovo episodio, Guilty Gear STRIVE, tenta di districare il nodo gordiano di fitte trame e sottotrame generate dai capitoli precedenti e allo stesso tempo prende l’alessandrina decisione di tagliarlo di netto, limitando la modalità storia a un lungo filmato d’esposizione, non interattivo, da guardare e leggere come fosse una graphic novel girata attraverso lo splendido motore di gioco. La possibilità di suddividere la visione in mini capitoli da circa venti minuti l’uno, unita ai continui colpi di scena rende lo Story Mode di STRIVE la cosa più vicina a un anime di Guilty Gear che si possa desiderare. Seppure le animazioni risultino spesso legnose e innaturali, l’effetto finale è indubbiamente superiore a molte produzioni anime 3D recenti. Per rendere ancora più facile l’ingresso al mondo di Guilty Gear, STRIVE introduce il cosiddetto GG World, un’enciclopedica funzione che unisce un glossario e un diagramma cronologico dei rapporti tra i personaggi di gioco – iniziando dalla creazione della Volontà Universale, vero e proprio tassello d’inizio della trama di Guilty Gear, per giungere fino alla backstory delle due new entry di STRIVE: Giovanna e Nagoriyuki.

A intrattenere ulteriormente chiunque non si senta pronto a saltare nell’impietosa arena degli scontri online sono anche la modalità Missioni – praticamente un tutorial passo passo che spinge il giocatore a eseguire le varie meccaniche di gioco con complessità sempre crescente – e la modalità Arcade, una semplice sfida contro i personaggi controllati dalla CPU, priva di tutti quei campanelli e fronzoli a cui ci ha abituati la modalità M.O.M. di Guilty Gear Xrd (qui la nostra recensione).

Lasciataci alle spalle le modalità single player, pensate per essere completamente ignorate senza troppi pensieri, è il tempo di parlare del vero fulcro di Guilty Gear STRIVE: le meccaniche di combattimento e la modalità multiplayer.

Arc System Works, nei ventun anni che ci separano dalla data d’uscita del capostipite della saga, si è sempre orientata verso la più bizzarra sperimentazione: se già il primo gioco si distingueva dal resto del panorama “picchiaduresco” grazie a una velocità d’esecuzione decisamente superiore alla media e alla presenza di follie come il Destroy Mode, in grado di terminare l’incontro con l’andata a segno di un singolo colpo, i sequel e gli spin off della saga hanno calcato quasi tutte le strade disponibili – Guilty Gear 2: Overture è un beat’em up a scorrimento in 3D, Guilty Gear X ha introdotto l’ormai onnipresente meccanica del Roman Cancel, Guilty Gear Xrd ha apportato la discussissima inclusione della modalità stylish, un sistema di autocombo che è poi diventato la base di Dragon Ball Fighter Z.

A fronte di tutte queste aggiunte e sovrastrutture, la soglia d’accesso per i nuovi giocatori che volessero avventurarsi nella saga di Guilty Gear era diventata talmente difficile da raggiungere da spingere ArcSys a creare una seconda serie picchiaduro-anime dalle meccaniche meno aggressive, BlazBlue.

Guilty Gear STRIVE, cercando di incarnare lo spirito del passaggio generazionale (tanto delle console quanto dei giocatori originali, ormai ultratrentenni) intraprende un percorso di semplificazione di tutti i suoi sistemi.
Sia ben chiaro, il sistema di gioco è tutt’altro che basilare e elementi chiave della serie come i Roman Cancel (quattro differenti meccaniche che usano la barra di Tensione accumulata dal personaggio per respingere gli attacchi in arrivo, annullare l’animazione di una combo e aumentare la pressione sul nemico), i frenetici air dash, la Faultless Defense e simili sono tutti presenti e pronti a premiare i giocatori veterani.

A controbilanciare lo strapotere della vecchia guardia, però, è stato introdotto il cosiddetto Wall Break, un cambio di scenario che riporta entrambi i giocatori in posizione neutrale dopo aver inflitto due o tre colpi all’angolo dello stage in modo da evitare che il giocatore meno abile si trovi incastrato tra la gragnuola di pugni avversaria e il muro.
Anche la velocità d’esecuzione del gioco è stata ridotta rispetto ai sempre più frenetici capitoli precedenti, e il danno apportato da ogni colpo – anche i più semplici – è incredibilmente elevato, facendo sì che i match siano generalmente piuttosto rapidi e che anche una singola combinazione fortuita da parte del giocatore meno abile abbia un impatto notevole sull’intero round.
Il risultato sono partite frenetiche e spettacolari capaci di tenere il giocatore sul bordo della sedia e con il fiato sospeso in attesa di riuscire ad assestare il colpo decisivo. In caso di sconfitta non si ha mai la sensazione di aver perso troppo o con eccessivo margine.

A rendere ancora più emozionante e fluida la modalità online è il netcode basato sul rollback, soluzione d’eccellenza per ammortizzare il più possibile la presenza di lag negli scontri online grazie alla previsione degli input dei giocatori – dalla descrizione sembrerebbe magia proibita, ma all’atto pratico funziona sorprendentemente bene e la mia esperienza online è stata fluida e priva di intoppi.
Meno positiva, purtroppo, è la scelta di ArcSystem Works di ostinarsi a proporre lobby online eccessivamente barocche, con avatar (in questo caso in grafica pixel 8-bit) personalizzabili che devono interagire con altri avatar per poter iniziare uno scontro: è una modalità divertente per i primi giorni ma dopo poco si comincia a desiderare una modalità che inanelli gli scontri uno dietro l’altro senza noiosi caricamenti e tempi morti.

Se meccanicamente Guilty Gear -STRIVE- è una gioia da giocare, dal lato estetico il gioco rasenta la perfezione spingendo l’Unreal Engine (già ottimizzato allo scopo per Dragon Ball Fighter Z) fino a produrre su schermo un vero e proprio anime, con grandi modelli poligonali sapientemente lavorati tramite luci e cel shading dando l’impressione di essere sprite disegnati a mano, il tutto proposto in risoluzione 4K a 60 frame al secondo – stabili su PS5.
Notevoli anche le scelte stilistiche, come la grande interfaccia delle barre d’energia o i numeri di conteggio delle combo che appaiono su schermo man mano che si concatenano colpi sul povero avversario – perfino la grossa scritta “COUNTER”, che attraversa lo schermo ad ogni contromossa riuscita, non risulta troppo invadente e scandisce i momenti più concitati degli incontri aumentando l’hype dei giocatori,

Un’altra nota di merito, che i fan della serie come me danno ormai per scontata, va fatta al comparto sonoro – e in particolar modo alle composizioni d’accompagnamento di ogni personaggio giocabile. Le musiche della saga di Guilty Gear, in parte composte dallo stesso Daisuke Ishiwatari, sono ottimi pezzi di ispirazione Heavy Metal e Hard Rock che oltre ad accompagnare perfettamente le epiche azioni di gioco non sfigurano per niente acconto ai mostri sacri del Metal nelle playlist degli appassionati del genere.

UPDATE: Nonostante il titolo sia permeato di ideologia rock e della relativa ispirazione alla ribellione al potere costituito, Guilty Gear Strive è finito al centro dell’ennesimo episodio di autocensura effettuata al solo scopo di non offendere il governo cinese sempre attentissimo a puntare il dito contro ogni minimo dettaglio che, in qualsiasi medium, non si allinei con quelli proposti dalla propaganda di partito.

Nel caso di Guilty Gear STRIVE parliamo di un trafiletto nell’enciclopedia di gioco atto a spiegare i cambiamenti geopolitici avvenuti dopo la scoperta della magia. Grazie a una patch sono stati completamente cancellati i riferimenti agli Uiguri e al Tibet – temi caldissimi nel mondo geopolitico attuale – trasformando il tutto in un impersonale e generico discorso sull’espansionismo cinese. Che la scelta sia di ArcSystem Works o di Bandai Namco non si tratta certamente della prima volta che anche un genere semplice e avulso dalla politica come quello dei picchiaduro si ritrova a sbattere le corna con le richieste e lamentele cinesi: ricordate la controversia del livello di E. Honda nelle nuove versioni di Street Fighter 2, con relativa rimozione del “sole nascente”?

verde

Guilty Gear -STRIVE- è molto più che un semplice picchiaduro, è la nuova punta di diamante di una serie che è stata in grado di cristallizzare le passioni, i sogni e lo stile di vita di una generazione. Grazie a una generale semplificazione del sistema di gioco e a un’aumentata accessibilità rispetto ai predecessori, ha tutte le carte in regola per rapire il cuore di una nuova generazione di ragazzini e ragazzine ribelli e farli innamorare dei pestoni e della musica pesante – Let’s Rock!

Good

  • È una gioia per gli occhi.
  • I combattimenti sono così frenetici da far rischiare l'infarto.
  • Volume a palla!

Bad

  • Il roster è ancora un po' troppo striminzito.
  • La lobby online è decisamente migliorabile.
8.5

A differenza degli altri mammiferi, non è capace di mantenere la temperatura corporea costante: a causa di questa caratteristica, che lo rende simile ai rettili, il recensore vive tra console accese e schede video surriscaldate per tutto l'anno. La sua caratteristica lentezza lo rende la preda perfetta per il Caporedattore Horribilis. Abbandona il suo nido di cavi e controller solo occasionalmente, per nutrirsi e leggere e scrivere storie di fantascienza.