
Gnosia
Sviluppatore: Petit Depotto
Distributore: PLAYISM
Formato: Digital
Localizzazione: Inglese
Versione Testata: PC
Ringraziamo il publisher per averci fornito una copia review
Pubblicato originariamente per PS Vita (2019) e Nintendo Switch (2020), Gnosia è approdato qualche settimana fa anche su Steam, forte di un traino critico favorevole e della nomea di piccolo culto della scena indipendente giapponese, di quelli che magari non generano grandi numeri ma che sono capaci di restare impressi presso una certa fascia di mercato. Allo scopo inquadrare la creatura di Petit Depotto all’interno delle tradizionali “scatole” merceologiche, sono stati spesso menzionati nomi altisonanti (Danganrompa), ma sin dalla prima prova di gioco appare evidente come l’archetipo di Gnosia debba essere piuttosto ricercato nella tradizione dei party game quali Mafia/Werewolf, di cui Among Us resta la trasposizione più celebre in campo videoludico. A distinguerlo dalla concorrenza più o meno blasonata è soprattutto il fatto che, pur recuperando alcuni capisaldi dei social deduction game, Gnosia è fruibile solo in modalità single player e si configura in tutto come una visual novel con blande sfumature RPG.
L’intreccio narrativo è scarnificato al punto da servire esclusivamente come pretesto per far muovere il gioco: all’interno di una nave spaziale (che funge da camera chiusa della tradizione giallistica) un equipaggio di bizzarri personaggi è alle prese con gli “Gnosia”, pericolosissime creature aliene in incognito, il cui obiettivo è quello di eliminare gli esseri umani e sostituirsi gradualmente a loro. Lo scopo del giocatore è quello di scoprire quali membri dell’equipaggio sono effettivamente degli Gnosia e, condizionando i comportamenti e le decisioni dei colleghi umani, riuscire a neutralizzarli spedendoli in sonno criogenico. L’investigazione si svolge quasi esclusivamente durante riunioni giornaliere nelle quali i personaggi si accusano reciprocamente, prima di giungere a una votazione finale che determina chi dovrà essere congelato. Se gli Gnosia non vengono identificati immediatamente, c’è il rischio che durante la notte essi possano eliminare uno dei membri dell’equipaggio, con una riduzione progressiva del numero dei superstiti fino al punto di non ritorno.
Al centro del meccanismo ludico è il concetto di loop, un sistema di “regresso-progresso” ad andamento ciclico, che serve soprattutto a giustificare la componente ruolistica. In poche parole, ogni volta che gli Gnosia sono stati neutralizzati (oppure ogni volta che vi hanno sopraffatto), la linea temporale torna alle condizioni di partenza e si ricomincia da capo: i personaggi congelati o eliminati tornano in vita e il ruolo di Gnosia viene riassegnato, come se nulla fosse accaduto. Allo stesso tempo, però, non tutto è rimasto esattamente come prima: alcune cutscene forniscono dettagli sull’avanzamento della trama e si viene omaggiati di punti esperienza grazie ai quali è possibile aumentare le proprie statistiche, acquisire abilità utili a facilitare l’indagine e approfondire la conoscenza dei “colleghi” a bordo.
Gnosia è il tipico esempio di videogioco il cui funzionamento è ben più complicato da spiegare che da sperimentare praticamente. Una volta superato il disorientamento iniziale, infatti, è facile lasciarsi avvincere dalla sequenza ininterrotta di loop e dalle logiche sottese dietro i comportamenti dei personaggi, solo apparentemente casuali. Un contributo fondamentale alla riuscita del prodotto è senz’altro garantito dalla veste grafica, che può contare su un character design davvero memorabile, capace da solo di rendere plausibile un universo fantascientifico insieme evanescente e pop. Il senso di disorientamento derivante dalle atmosfere sospese dell’astronave, nella quale si aggira una crew stralunata e vagamente inquietante, oltretutto metanarrativamente consapevole del sistema dei loop, basta da solo a sostenere un’esperienza che, per sua natura, resta basata sulla ripetizione compulsiva di compiti sempre uguali e che difficilmente incoraggerebbe la sospensione dell’incredulità. A ciò si aggiunga che Gnosia, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, ha ben poco da offrire sul piano dell’investigazione vera e propria. Qui non siamo infatti in Danganrompa o in Ace Attorney: l’individuazione dei colpevoli non passa attraverso l’esame di indizi contestuali, ma piuttosto attraverso l’osservazione dei pattern comportamentali dei personaggi durante le discussioni di gruppo, che oltretutto procedono per formule fisse e scelte limitate a pochissime opzioni. Siamo insomma decisamente più dalle parti di un board game in salsa digitale che di una vera e propria visual novel, aspetto questo da considerare attentamente prima di valutare l’acquisto.
Al netto di aspetti che potrebbero allontanare una certa fetta di pubblico, Gnosia resta comunque un prodotto che vale la pena di conoscere e approfondire, anche solo per lasciarsi sedurre dalle sue vibrazioni straniate e dalla sua vena smaccatamente underground.