LE DONNE, I CAVALLIER, L'ARME, GLI AMORI

Ghosts ‘n Goblins Resurrection

Sviluppatore: Capcom
Distributore: Capcom/KochMedia
Formato: Digital+retail
Localizzazione: Italiano
Versione Testata: PS4
Ringraziamo il publisher per averci fornito una copia review

C’era una volta, tanto tempo fa, un cavaliere armato di lancia. Era così prode e valoroso da avventurarsi fino all’inferno pur di salvare la sua bella principessa dal temibile Signore dei demoni.

Stiamo parlando naturalmente di Sir Arthur, avventuriero barbuto con l’attitudine a finire in mutande (rigorosamente decorate a cuoricini), la sua bella è la principessa PrinPrin e il “tanto tempo fa” sono 35 lunghissimi anni, tanti quanto quelli che ci separano dall’uscita nelle sale giochi del Ghosts ‘n Goblins originale.

Dopo averlo esumato dalla tomba e portato su PSP in una veste grafica poligonale e rinnovata (l’apprezzato Ultimate Ghosts ‘n Goblins), questa volta Capcom sembra essere decisa a fare qualcosa di più per quella che resta una delle sue IP più iconiche, seppur di nicchia. Da tale intenzione nasce il titolo oggi in esame, Ghosts ‘n Goblins Resurrection.

ARMATURE E MUTANDONI

Il primo e forse più ingombrante punto da affrontare quando si parla di questo gioco è la sua effettiva natura: Ghosts ‘n Goblins Resurrection non è un remake né un reboot, è un modo di re-immaginare il classico Capcom non solo attraverso una nuova veste grafica, ma soprattutto attraverso un’imponente serie di aggiunte e ritocchi di gameplay. Questi ultimi vengono in parte mutuati dagli storici sequel (come il meraviglioso Ghouls ‘n Ghosts su tutti, da cui vengono addirittura prelevati due dei livelli iniziali selezionabili), e in parte inventati di sana pianta per rendere più accessibile l’avventura dell’irsuto cavaliere.

Le meccaniche di base, ormai ben più che rodate, sono sempre le medesime: si parte dalla parte sinistra del livello e si raggiunge l’estremità destra correndo e saltando su vari tipi di piattaforma, utilizzando nel frattempo un nutrito arsenale di armi per neutralizzare le cariche di zombie, vampiri, maghi volanti, demoni alati e chi più ne ha, più ne metta. Tutto semplice, giusto? Sbagliato.

Ben prima che i titoli souls-like facessero proprio il motto “Prepare to Die”, solleticando così la vanità dei cosiddetti “veri giocatori”, Ghosts ‘n Goblins divorava letteralmente chili gettoni in qualsiasi sala giochi grazie alla sua brutale curva di difficoltà: nemici che spuntano da tutte le parti senza alcun limite di respawn, proiettili vaganti per tutto lo stage, knockback applicato a ogni singolo colpo subito per massimizzare la possibilità di cadere in uno dei burroni o sbattere contro un altro nemico e, soprattutto, due soli colpi per morire – uno per restare in mutandoni, l’altro fatale. Una specie di vademecum della frustrazione videoludica.

In assenza di proprietari di sale giochi desiderosi di arricchirsi con le nostre monetine, la maggiore innovazione presente in Ghosts ‘n Goblins Resurrection è forse anche la più semplice: il selettore di difficoltà. Affrontare il gioco nella modalità scudiero (ossia quella più facile, eccezion fatta per la speciale modalità “paggio”, una specie di tour del gioco con respawn sul posto e nessuna possibilità di sbloccare i livelli finali) non rende comunque l’attraversamento dei cinque livelli una passeggiata, ma permette ad Arthur di sopportare più colpi (ben quattro) prima di tirare le cuoia – oltre a offrire più checkpoint da cui ripartire in caso di morte.

Altre feature che migliorano ampiamente la vita dei giocatori a qualsiasi livello di difficoltà, incluso il terribile “leggenda” – consigliato solo a chi ha riflessi leggendari – sono l‘aggiunta delle “lucciole magiche” sparse per i livelli e la possibilità di utilizzare queste ultime per acquistare potenti incantesimi utilizzabili con la pressione continuata del tasto attacco. È stata inoltre inclusa una modalità di coppia che consente di affrontare l’avventura con un secondo giocatore “incorporeo” ma prezioso nel creare scudi o piattaforme per Sir Arthur.

Ghosts 'n Goblins Resurrection recensione

Nonostante tutti questi miglioramenti alla qualità di vita del titolo, la modalità leggendaria resta estremamente punitiva ben oltre la soglia della frustrazione, soprattutto considerando che, come da tradizione, una volta portati a termine i livelli originali del gioco si viene invitati ad affrontare una seconda partita, con versioni “ombra” dei livelli ancora più ostiche delle controparti originali. A onor del vero, però, bisogna riconoscere a Ghosts ‘n Goblins Resurrection la capacità di fare da “palestra” per il giocatore, trasformando ogni partita e ogni morte in un tassello con cui migliorarsi – in assenza dello stillicidio di monetine a cui si verrebbe sottoposti in sala giochi. In questo modo, anche la modalità Leggenda grazie alle vite infinite diventa un eterno tentativo di raggiungere il prossimo vessillo o battere il prossimo boss, premiando la costanza (o la fortuna) di chi continuerà a provare fino a salvare la bella principessa.

A far da palcoscenico alle eroiche gesta cavalleresche, poi, è un comparto grafico tutto nuovo creato ad arte sfruttando l’incredibile versatilità del RE Engine che pare aver dato una marcia in più a tutti i prodotti Capcom degli ultimi anni. Lo stile adottato per rappresentare fondali e mostri, dallo scopo dichiarato di richiamare miniature medievali e dipinti dei libri di fiabe, aveva lasciato molti fan interdetti durante il reveal del titolo ai Video Game Awards 2020. Gioco alla mano, però, l’audace scelta di Capcom si rivela piuttosto riuscita, conferendo al gioco un aspetto unico e memorabile a cui ci si abitua in fretta, con una menzione d’onore per i modelli di Arthur e dei boss, animati come vere e proprie marionette dotate di giunture.

Anche il comparto sonoro, principalmente fondato sulle musiche, partecipa alla “resurrection” del brand, riproponendo in versione orchestrale gli storici temi della saga e amplificando così l’effetto nostalgia destinato ai giocatori più anzianotti.

verde

Ghosts ‘n Goblins Resurrection è una lettera d’amore ai fan del più classico dei giochi ostici, e come tale fa poco per attirarsi le simpatie di chi non faccia già parte della sua schiera di ammiratori. Mantenendo intatta l’anima dei giochi originali sotto una sovrastruttura di migliorie grafiche e di gameplay, la creazione di Capcom continua a ricordare ai giocatori che la ricompensa è tanto più dolce quanto più è stato amaro il processo per ottenerla.

 

Good

  • La varietà dei livelli.
  • La coraggiosa scelta stilistica.
  • La modalità CO-OP per due giocatori.

Bad

  • Eccessivamente frustrante.
  • Poco appeal per i nuovi giocatori.
8

A differenza degli altri mammiferi, non è capace di mantenere la temperatura corporea costante: a causa di questa caratteristica, che lo rende simile ai rettili, il recensore vive tra console accese e schede video surriscaldate per tutto l'anno. La sua caratteristica lentezza lo rende la preda perfetta per il Caporedattore Horribilis. Abbandona il suo nido di cavi e controller solo occasionalmente, per nutrirsi e leggere e scrivere storie di fantascienza.