NON SI È PERDUTO NIENTE, QUANDO CI RESTA L'ONORE

Ghost of Tsushima: Director’s Cut

Sviluppatore: Sucker Punch
Distributore: Sony Interactive Entertainment
Formato: Digital+Retail
Localizzazione: Italiano
Versione Testata: PS5
Ringraziamo il publisher per averci fornito una copia review

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Bushido, nella lingua giapponese letteralmente “la via del guerriero”, è un insieme di regole etiche e morali associate alla classe combattente del Giappone feudale, quella dei samurai. Esattamente come il leggendario “codice cavalleresco”, però, il bushido è più una romanticizzata dichiarazione d’intenti che una serie monolitica di leggi: le cronache abbondano infatti di resoconti di samurai che senza nessuna remora passavano a fil di lama donne e infanti, e sappiamo bene che gli uomini di Oda Nobunaga non si son fatti troppi scrupoli a dare alle fiamme un monastero buddhista sul monte Hiei. Impermeabile a tutte le prove storiche, però, il mito del retto samurai guidato da un ferreo codice d’onore continua a essere prominente sia in patria che, soprattutto, in Occidente. Ghost of Tsushima, titolo a opera di Sucker Punch uscito quasi esattamente un anno fa in esclusiva PS4, “colpo di coda” di una console 4 che si apprestava a cedere il passo alla next-gen, fa di questa visione idealizzata uno dei propri perni narrativi, grazie a un sistema dualistico basato sulla scelta tra onore e spietatezza. Accolto da un quasi unanime successo di pubblico e critica, Ghost of Tsushima è tornato in versione Director’s Cut, forte di un anno extra di sviluppo, di una versione ottimizzata per Playstation 5 e di un’espansione che aggiunge un’intera isola e una nuova quest principale ai già ricchi contenuti del gioco base.

SANTO O SPETTRO?

Tsushima, l’isola più a Est del Giappone, è messa sotto scacco dalle navi mongole di Khotun Khan. A cercare di respingere lo spietato assalto dell’orda mongola sono appena poche centinaia di samurai: tra di loro vi sono Lord Shimura, il signore dell’isola e suo nipote Jin Sakai. Lo scontro impari si risolve, prevedibilmente, con la totale disfatta dei guerrieri nipponici, Lord Shimura viene preso come ostaggio e il giovane Jin Sakai, nel tentativo di liberarlo, incrocia le spade con il Khan che gli impartisce una terribile sconfitta e lo precipita nel vuoto, dandolo per morto. È dalla supposta morte di Jin che nasce il titolare “Spettro di Tsushima”, un samurai decaduto che si avventura in free roaming tra le pianure e le montagne di un’isola vittima della dominazione nemica, diviso tra la chiamata dell’onore che gli suggerisce di affrontare i mongoli a viso aperto, presentandosi all’ingresso dei vari campi fortificati che si trova a liberare per tutta la durata del gioco, e la chiamata dello “spettro”, il diavolo sulla spalla che lo invita ad abbandonare l’onore e utilizzare metodi degni del più spietato membro dell’Ordine degli Assassini.

Esplorare l’isola di Tsushima, però, non significa soltanto mettere a ferro e fuoco gli insediamenti mongoli, ma anche e soprattutto trovare alleati. Ciascuno reca con sé una propria sotto-trama, che si riunisce poi all’intreccio principale, e non mancano poi numerosi compiti collaterali, tipici ormai di ogni free roaming moderno: aiutare i cittadini, seguire volpi e usignoli dorati per trovare tutti i santuari di Inari, recuperare bandiere collezionabili o le varie tinte per l’armatura di Jin, sfidare a duello pericolosi spadaccini, inerpicarsi per impervie vie di montagna in cerca dei vari tempi shintoisti e così via.

A elevare Ghost of Tsushima dalla notevole quantità di giochi simili, però, è il livello qualitativo del pacchetto. L’intreccio narrativo, pur non discostandosi troppo da quanto già visto in numerose storie basate sulla caduta e conseguente vendetta e redenzione, è presentato in modo avvincente e costellato di personaggi comprimari ben caratterizzati; il comparto estetico, contraddistinto da una tavolozza vibrante che si distingue immediatamente dalle palette smorte a cui ci siamo abituati negli ultimi anni, dimostra quanta passione sia stata riposta nel progetto da ogni membro del team di sviluppo.

L’ISOLA DEI DANNOSI

L’isola di Iki, accessibile una volta raggiunto il secondo capitolo della storia principale (per chiunque abbia già completato il gioco originale su PS4, importare il salvataggio tramite il cloud o una chiavetta USB è facilissimo e permette di avventurarsi immediatamente nei territori dell’espansione), è il luogo ideale per smontare la visione del mondo manichea di Jin Sakai. Ai soliti, brutali, razziatori mongoli di stanza sull’isola si accompagna Ankshar Khatun l’Aquila, una mistica a capo di un corpo di sciamani, disposta a usare ogni mezzo, inclusi i veleni e gli allucinogeni, per vincere le proprie battaglie. Le allucinazioni e la conseguente introspezione psichedelica sono il leitmotiv delle disavventure dello Spettro su Iki, territorio ancora segnato dalle brutali strategie di guerra che avevano fatto guadagnare al padre di Jin il soprannome di “Macellaio”. Una volta terminati, forse troppo in fretta, i vari trip e dilemmi esistenziali del protagonista, e una volta posta fine alla minaccia dell’Aquila, quello che resta sono nuovi santuari shintoisti, alcune divertenti sfide con l’arco e, soprattutto, ulteriori tempietti che si aggiungono a quelli delle volpi e permettono al giocatore di seguire gatti, cervi e scimmie e accarezzarli per uno scatto perfetto in photo mode.

Dal punto di vista tecnico le aggiunte più notevoli apportate a Ghost of Tsushima Director’s Cut sono quelle che non ci si aspetta: il comparto grafico, ora finalmente in 4K e attestato su 60FPS più o meno stabili, specialmente nella modalità performance, offre sempre un buon colpo d’occhio ma il merito spetta soprattutto all’ottima palette di colori e dell’environment design piuttosto che agli sforzi della GPU di PS5, tanto che la differenza tra la versione per PS4 Pro e PS5 è molto più limitata di quanto si potrebbe pensare. Anche l’aggiunta del lip synch per il doppiaggio in giapponese, elemento essenziale per godere appieno della “Modalità Kurosawa” che pone il filtro bianco e nero a tutto il gioco e forza l’utilizzo della lingua parlata giapponese, è spesso desincronizzato, non avvicinandosi minimamente alla precisione della sincronizzazione con il labiale in lingua inglese. Aggiunte secondarie come il feedback aptico del Dualsense, con relativa resistenza del grilletto quando si incocca una freccia o l’implementazione dell’audio 3D sulle cuffie Pulse hanno un impatto subdolo ma efficace, migliorando di parecchio l’immersione nel bel mondo di gioco modellato da Sucker Punch.

Vera e propria punta di diamante di questa versione PS5, però, sono i tempi di caricamento infinitesimali: fare fast travel da una parte all’altra del mondo di gioco è praticamente immediato e il risultato è sbalorditivo, ci si sente per una volta davvero nella “next-gen”.

verde

Ghost of Tsushima Director’s Cut premia chi ha avuto la pazienza di attendere e inizia solo oggi il viaggio di caduta e redenzione di Jin Sakai. Chiunque abbia già giocato e amato l’avventura dello spettro durante lo scorso anno troverà ad attenderlo una decina di ore di gioco extra che mantengono l’alto livello qualitativo del titolo originale, ma sono piuttosto carenti dal lato della longevità. Anche il “salto” tecnologico tra la vecchia e la nuova gen ha un impatto ridotto, soprattutto per tutti coloro che hanno goduto del vecchio titolo su una PS4 Pro, e a fronte di tanti altri titoli che hanno offerto un upgrade gratuito per le nuove console, è un’operazione mirata solo a chi davvero non vedeva l’ora di rimettersi la maschera d’ebano dello Spettro.

Good

  • I caricamenti velocissimi.
  • colori e le atmosfere dei paesaggi sono ancora più belli.
  • È la versione definitiva di un ottimo gioco...

Bad

  • … ma offre davvero troppo poco a chi abbia già giocato la versione base.
  • La scelta di far pagare l'upgrade, oltre che l'espansione.
8

A differenza degli altri mammiferi, non è capace di mantenere la temperatura corporea costante: a causa di questa caratteristica, che lo rende simile ai rettili, il recensore vive tra console accese e schede video surriscaldate per tutto l'anno. La sua caratteristica lentezza lo rende la preda perfetta per il Caporedattore Horribilis. Abbandona il suo nido di cavi e controller solo occasionalmente, per nutrirsi e leggere e scrivere storie di fantascienza.