Anonymous Warriors

Fire Emblem Warriors

Sviluppatore: Koei Tecmo/Intelligent Systems
Publisher: Nintendo
Genere: Hack’n’slash 3D
Disponibile: Digital+retail
PEGI: 12+
Lingua: Italiano

Ringraziamo il publisher per averci fornito una copia review

Se siete di quelli che guardando un film per adulti non saltano le ridicole parti narrative, ho una buona notizia per voi: Fire Emblem Warriors potrebbe stupirvi. È stato davvero esilarante notare ben quattro nomi a firmare la sceneggiatura di questo cross-over che promette di far incontrare alcuni dei più amati eroi fantasy dell’arcinota saga tactical-JRPG di Intelligent Systems, perché la qualità dell’intreccio, la struttura dei dialoghi e il carisma dei personaggi creati ad hoc per questo prodotto non hanno nulla da invidiare alle performance di certi artisti del cinema a luci rosse. Non che si richiedesse qualcosa di particolare dall’ennesimo “compitino” made in Koei Tecmo e co-firmato dal detentore dell’ennesima IP roboante in mano al team Omega Force (solo negli ultimi anni, Dragon Quest, The Legend of Zelda, Berserk e Arslan Senki), ma nemmeno quello a cui mi sono trovato di fronte dopo un’estenuante campagna da circa otto ore ripartita in una ventina di capitoli che poteva durare anche la metà.

E mettiamolo subito in chiaro per chi non sapesse di che sto parlando: Fire Emblem non è Fire Emblem Warriors. La serie di Intelligent Systems nata all’inizio degli anni ’90 su console Nintendo è un chiaro esempio di JRPG tattico sopravvissuto – seppur in una forma differente, farebbero notare gli appassionati – alla mattanza di IP nipponiche della scorsa generazione. Il prodotto in questione segue da vicino i passi di quell’Hyrule Warriors approdato dapprima su Wii U e, in un secondo momento, su New Nintendo 3DS (meglio scordare la performance su 3DS originale, giusto?), proponendosi come prodotto di mero intrattenimento fan service dall’animo leggero. O più che leggero: brainless.

Dell’universo fantasy di Nintendo, in Fire Emblem Warriors, emergono solamente le carismatiche rappresentazioni degli austeri eroi, delle sagaci spadaccine e dei nerboruti guerrieri armati di ascia; per il resto ci si trova di fronte ad uno dei più classici esponenti della serie Dynasty Warriors in vero e proprio “cosplay” da produzione firmata Intelligent Systems, tra l’altro incapace di sfruttarne le peculiarità per proporre qualcosa di anche solo lontanamente brillante. Se sotto il profilo narrativo la campagna regala un intreccio sospinto da tediosissimi (e soprattutto poco credibili) fraintendimenti che portano gli eroi delle varie iterazioni della saga ad incrociare le armi, fino alla telefonatissima conclusione con tanto di spade dall’impugnatura gender (rosa e blu) puntate in aria con fare vittorioso, sotto quello meramente ludico la situazione si fa decisamente meno grottesca, ma ugualmente tediosa.

IL (MANCATO) PASSAGGIO DI TESTIMONE

Si capisce fin dal primo minuto di gioco che Koei Tecmo ha tentato di sposare alcune delle meccaniche originali alla tipica struttura hack’n’slash della serie musou, per quanto, chi scrive, non finirà mai di ripetere che la chiave di questo genere rimane nel dove gestire il tempo a propria disposizione e gli spostamenti su mappa, più che nell’impegnarsi a mazzuolare pupazzetti inermi.

Fra le caratteristiche originali contemplate da questo cross-over si possono citare il classico “triangolo delle armi di Fire Emblem”, dove la spada batte l’ascia, quest’ultima vince sulla lancia e via discorrendo, oppure la possibilità di accoppiare due unità alleate sul campo di battaglia per accrescerne l’efficacia e l’affinità. Ci si può anche spingere e sottolineare come nel gioco sia presente anche un’abbozzata (ma comunque funzionale) vena strategica che rende possibile in ogni momento chiedere ai propri compagni mossi dalla IA di muoversi verso determinati punti della mappa, magari per recuperare qualche oggetto o portare a termine compiti secondari, ma tutti questi sforzi in fase di game design vengono vanificati da un livello di difficoltà risibile e dalla solita struttura hack’n’slash senza arte né parte a cui la saga Warriors ci ha abituati (e da cui Koei Tecmo stessa starebbe prendendo le distanze secondo quanto mostrato fino ad ora del nuovo episodio di Dynasty Warriors attualmente in sviluppo)… e forse anche un po’ annoiati. Se con Hyrule Warriors – e soprattutto la sua edizione espansa per 3DS – si riusciva a percepire una decisa volontà di infilare all’interno della struttura musou una buona dose di novità tratte proprio dal modello esplorativo di The Legend of Zelda, come ad esempio l’utilizzo degli strumenti, in Fire Emblem Warriors accade proprio il contrario. Bisogna considerare un fatto estremamente importante che probabilmente è stato ignorato dagli sviluppatori: le novità importate dal titolo Intelligent Systems vanno ad intaccare un sistema di combattimento alla cui base si trova l’essenzialità di una IA elementare, incapace di reinventarsi anche ai livelli di difficoltà più alti. Se quindi è vero che alcune tipologie di armi prevalgono su altre, che le cavalcature alate si muovono più velocemente e che è possibile infliggere colpi critici agli avversari in una sfilata continua di strizzatine d’occhio al pubblico di riferimento, è anche altrettanto provato che tutte queste caratteristiche possono essere bellamente ignorate e arrivare comunque ai titoli di coda anche ai livelli di difficoltà più avanzati.

Certamente la situazione si fa più pepata nella modalità di gioco dedicata alle missioni extra-storia, che fa un po’ le veci della modalità a scacchiera già vista in Hyrule Warriors: qui i giocatori possono destreggiarsi in un ventaglio di compiti differenti che vanno dall’eliminare un numero preciso di nemici in un tempo irrisorio al conquistare tutte le basi di una mappa, magari rivivendo alcuni dei passi più drammatici dei capitoli più amati della serie (anche se la stragrande maggioranza degli eroi è tratta da Fire Emblem Awakening e Fire Emblem Fates, per ovvi motivi commerciali). Detto questo bisogna considerare che prima di vedere il gioco aprirsi in un accenno di complessità – che, in ogni caso, tengo a precisare, è presente – bisognerà macinare sotto la propria lama centinaia di migliaia di nemici, arrivare alla fine di una superficialissima modalità storia e pregare che il tutto assuma un senso compiuto nel più breve tempo possibile. Prima che la noia sopraggiunga, chiaramente.

Togliere a Fire Emblem le componenti Dating Sim proprio quando era in mano a Koei Tecmo sembra quasi un paradosso.

Un esempio di quanto il gioco rimanga vittima di una superficialità ludica davvero impressionante ce lo dà la campagna single player (ma portabile a termine in co-op locale con un altro giocatore, se ci si abitua facilmente ai 15fps praticamente di default a schermo condiviso), dove solamente il 12esimo capitolo prova a proporre una meccanica effettivamente interessante e dove nemmeno il boss finale, che richiederebbe la padronanza di determinate conoscenze, si dimostra particolarmente ostico da far precipitare al suolo a suon di ignoranti mazzate. La sensazione di cocente delusione si avverte in virtù di un universo che aveva tutte le carte in regola per proporre qualcosa che potesse arricchire il genere musou e anche appassionare chi provenisse dai recenti capitoli (dove sono finite le prominenti componenti dating sim, ad esempio?), ma che a conti fatti si è manifestato solamente nella forma di eroi “one liner” che potrebbero in ogni momento essere sostituiti da protagonisti di altri videogiochi senza modificare più di troppo gli equilibri di una narrativa sbilenca e di un sistema di gioco talmente anonimo da poter vedere affibbiato sulla propria copertina qualsiasi titolo. Non fraintendetemi: c’è di che perdersi fra collezionabili da rintracciare sulla mappa, missioni secondarie da portare a termine, rivivere i livelli ad un livello di difficoltà sbloccabile (…), tanti personaggi da evolvere livello dopo livello mediante l’utilizzo del sistema di skill tree visto in Hyrule Warriors e la già nominata modalità che propone sfide mordi e fuggi extra adatte anche ad uno stile di gioco portable, ma la verità è che per grande parte del tempo ci si troverebbe comunque a ripetere le stesse meccaniche senza davvero rendere omaggio allo spirito della saga originale. E questo, a conti fatti, è un vero peccato.

Tecnicamente parlando Fire Emblem Warriors si comporta egregiamente in modalità portable (seppur, abituati ad altri standard, giocare un musou a 30fps sul finire del 2017 potrebbe sembrare straniante), proponendosi come il migliore esponente del genere sul mercato nell’ambito portatili. Decisamente meno entusiasmante la performance in modalità docked, dove a 1080p e 30fps il tutto si configura come uno spoglio hack’n’slash adornato da affascinanti modelli poligonali in cel shading, una sensazione che viene facilmente smorzata dalle contenute dimensioni del display di Nintendo Switch; da docked è possibile optare per una modalità che sblocca gli agognati 60fps a scapito della qualità video, che viene abbassata a 720p, ma la conseguente situazione proposta è nettamente meno attraente sotto il profilo visivo, soprattutto se si ha l’opportunità di giocare su pannelli dal polliciaggio generoso. Rimane comunque un’opzione gradita, soprattutto in un panorama dove la possibilità di scelta è un lusso a cui pochi sviluppatori ci hanno abituato. Per quanto concerne il comparto sonoro, doppiaggio inglese a parte (ma la traccia giapponese sarà offerta come DLC gratuito al lancio), gran parte del gioco omaggia la serie originale con riarrangiamenti di alcuni dei temi principali, facendo inoltre uso di effetti sonori estratti direttamente dalle cartucce dei Fire Emblem portatili.

 

 

 

 

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Fire Emblem Warriors non è solamente un esponente del genere “musou” svogliato, ma anche un’occasione di fan service che poteva tranquillamente nascondere qualche sorpresa. Koei Tecmo ha preferito un compitino facile facile ad una ristrutturazione oculata del format a cui ci ha abituato da ormai vent’anni e il risultato finale non può che essere destinato ai soli appassionati.

giallo

Good

  • Gli eroi tratti dai capitoli storici sono ben caratterizzati ed efficacemente portati in vita.
  • Cose da fare non ne mancano...

Bad

  • ... ma difficilmente le troverete interessanti vista la scarsità di idee.
  • Livello di sfida tarato per neonati.
  • Con un universo come quello di Fire Emblem si poteva fare di più.
6

C'è chi dice che nella sua stanzetta, dietro una mole spaventosa di fumetti d'epoca giapponesi, si celino misteri infiniti. Da sempre appassionato di videogame made in Japan e delle opere animate di Kunihiko Ikuhara, dategli un qualsiasi J-RPG e lo renderete un orsetto felice.