UNA MISERABILE PILA DI SEGRETI

Castlevania Advance Collection

Sviluppatore: Konami, M2
Distributore: Konami Digital Entertainment
Formato: Digital
Localizzazione: Inglese
Versione Testata: PS4
Ringraziamo il publisher per averci fornito una copia review

C’è un drago, in quel di Tokyo, che sonnecchia beato su un enorme tesoro. Il drago è naturalmente Konami, casa di sviluppo un tempo estremamente prolifica e che al momento sembra attraversare una durevole fase di stallo sul fronte dei giochi su console. Il tesoro su cui dorme, invece, è la smodata quantità di IP storiche dal valore inestimabile che la casa di sviluppo sembra decisa a lasciare riposta in cantina, titoli che hanno segnato l’infanzia e la giovinezza di chiunque si sia interessato ai videogiochi anche solo in maniera tangenziale: Metal Gear, Suikoden, Silent Hill e Castlevania sono solo i nomi più noti di una vasta serie di proprietà intellettuali, che include anche cult di nicchia come Tokimeki Memorial e Gradius.

Fortunatamente, negli ultimi anni, il drago sembra dare sempre più segni di attività. Di tanto in tanto socchiude le pesanti palpebre per afferrare una moneta d’oro dal proprio deposito e lanciarla a noi comuni mortali, in modo da intrattenerci fino a un suo eventuale, auspicabile risveglio. Per festeggiare i cinquant’anni dalla propria fondazione, Konami ha avviato una procedura di re-release dei suoi più grandi classici tramite le cosiddette “Anniversary Collection”, vale a dire compilation di vecchie glorie (per ora solo Contra, Castlevania e una manciata di titoli arcade) rispolverate e ottimizzate per girare sulle console di ultima e penultima generazione.

Annunciata a sorpresa e quasi in sordina durante un Nintendo Direct, Castlevania Advance Collection segue il successo di Castlevania Collection e Castlevania Requiem, che riproponevano i grandi classici della saga spaziando tra gli originali titoli per Super Nintendo e gli assoluti favoriti dei fan – Rondo of Blood e Symphony of the Night. Stavolta ci si focalizza sui titoli che hanno originariamente arricchito il parco giochi del GameBoy Advance: Castlevania Circle of the Moon (da noi, misteriosamente, intitolato solo Castlevania), Castlevania Harmony of Dissonance, l’acclamato Castlevania Aria of Sorrow e, come titolo bonus slegato dal leitmotif della collezione, Castlevania Dracula X o meglio, da noi, Castlevania Vampire’s Kiss.

LE TUE PAROLE SONO VUOTE COME LA TUA ANIMA

Pur trattandosi di una raccolta monografica, i vari titoli della serie Castlevania sono spesso uniti da un legame piuttosto flebile, con differenti linee temporali e di continuità e una varietà di trame, temi e gameplay che rendono impossibile parlare della Collection come un’entità unica. Un’analisi generalista tout court non gli renderebbe giustizia, di conseguenza è d’obbligo procedere con ordine.

Castlevania: Circle of the Moon raggiunge i piccoli schermi del Gameboy Advance nell’ormai remoto 2001, a soli quattro anni di distanza dall’enorme successo riscosso da Symphony of the Night su piattaforma Playstation, e cavalca la sottile linea divisoria tra il tentativo di ripetere il successo e le meccaniche dell’illustre predecessore e quello di proporre idee e sistemi di gioco originali.
Ambientato nel 1830 e con protagonista Nathan Graves, giovane avventuriero estraneo alla quasi onnipresente famiglia Belmont, Circle of the Moon è, come gli altri due titoli principali della collection, un metroidvania. Si tratta dunque di un titolo che fa dell’esplorazione e del backtracking un suo punto di forza, oltre a proporre una sovrastruttura in stile GDR basata sull’aumento di livello, il ritrovamento di oggetti ed equipaggiamento e l’acquisizione di nuove abilità, tutte meccaniche in netto contrasto con la natura più action e immediata tipica della serie classica precedente a Symphony of the Night.

Il gimmick di Circle of the Moon (perché ogni Castlevania dell’era Game Boy Advance ne ha uno) è quello del DSS, Dual Set-up System, un sistema basato su 20 carte ottenibili come drop casuale da determinati nemici sparsi per il castello. Il sistema si compone di dieci carte azione e dieci carte attributo in grado di formare una moltitudine di sinergie diverse, associando i modificatori elementali e di stato delle carte attributo ai diversi effetti sul gameplay delle carte azione. Di fatto, però, il DSS si rivela inutilmente farraginoso, unendo la frustrazione del bassissimo drop rate di alcune delle carte agli effetti estremamente ridotti della gran parte delle sinergie.

Castlevania; Harmony of Dissonance raggiunge il mercato nel 2002, a solo un anno di distanza dal predecessore, e ne segue quasi pedissequamente le impronte, seppur cercando di riallineare la serie alla ormai già confusa “timeline principale”. Il protagonista, questa volta, è di nuovo un Belmont. Juste è il nipote di Simon Belmont, eroe ancestrale della saga, e l’erede della Vampire Killer, leggendaria frusta tramandata nelle famiglia degli ammazzavampiri.
Con un impianto narrativo assai simile a quanto già visto tanto in Symphony of the Night quanto in Circle of the Moon, Harmony of Despair vede Juste Belmont avventurarsi nel castello di Dracula alla ricerca della sua amica d’infanzia Lydie. Ad accompagnarlo è l’amico Maxim che, come prevedibile, svolge il ruolo sia di alleato che di rivale temporaneo.
A rendere unico il titolo, che cerca di avvicinare il più possibile le meccaniche di level up ed equipaggiamento dei metroidvania all’utilizzo della frusta e delle armi da lancio tipico dei giochi classici, è l’ampio utilizzo di tomi magici e reliquie a cui Juste è particolarmente affine, oltre che la meccanica degli “strati”, due differenti versioni del castello visitabili tramite le warp room.

A ritmo serrato, nel 2003, vede la luce Castlevania: Aria of Sorrow, indubbiamente il “piatto forte” di questa collection e considerato comunemente uno dei titoli migliori per Game Boy Advance.
Aria of Sorrow abbandona le pesanti ambientazioni storiche dei due titoli precedenti per impostare la propria narrazione in un vicino futuro. A indossare le impegnative vesti del protagonista questa volta è Soma Cruz, studente delle superiori in trasferta in Giappone che viene misteriosamente attratto nell’onnipresente castello di Dracula. Il focus principale del gioco è il graduale risveglio dei poteri di dominazione di Soma, che gli permettono di acquisire nuovi poteri speciali tramite l’assorbimento delle “anime” lasciate cadere dai nemici. Ogni nemico ha un diverso drop rate, e ognuno dei numerosissimi mostri del bestiario ha un diverso potere segreto da assorbire e utilizzare per rendere gli scontri più semplici o rivelare i tanti segreti del castello.

A godere maggiormente dell’enorme varietà donata da questa meccanica è tanto la longevità del gioco quanto l’appagamento delle smanie di collezionismo dei giocatori, due elementi chiave che hanno reso Aria of Sorrow uno dei titoli preferiti dai fan, al punto da garantirgli un seguito diretto, Dawn of Sorrow, per Nintendo DS.

Pensato come un extra, e in quanto tale riconoscibile anche a colpo d’occhio rispetto agli altri titoli, Castlevania: Vampire’s Kiss è una versione “alternativa” di Rondo of Blood, uno dei più apprezzati titoli della serie “classica” che vede Richter Belmont e la sua fedele Vampire Killer farsi largo attraverso livelli lineari e infestati da mostri. In questa versione del gioco gli “snodi” possibili sono stati sensibilmente diminuiti rispetto al gioco da cui trae ispirazione e le damigelle da salvare sono state ridotte a solamente due – questo però non ha inficiato la leggendaria difficoltà del titolo che, in particolar modo rispetto ai tre titoli per Gameboy Advance, non fa alcuno sconto ai giocatori.

MA ORA BASTA PARLARE… PREPARATI!

Con l’eccezione positiva di Castlevania: Vampire’s Kiss (che gode di un comparto grafico pensato per Super Nintendo, dalla risoluzione maggiore rispetto agli altri titoli sviluppati con il minuscolo schermo del Gameboy Advance in mente), graficamente i titoli della “Castlevania Advance Collection” sono incredibilmente arretrati e, soprattutto su schermi in risoluzione 4K, magari di generose dimensioni, sono composti di pixel dalle dimensioni colossali che all’inizio si fatica a distinguere come sagome umane o mostruose. Sebbene l’impatto iniziale sia decisamente traumatico anche per chi – come il sottoscritto – ha passato centinaia di ore in compagnia di questi titoli, dopo qualche minuto di gioco la familiarità e il divertimento prendono il sopravvento facendo passare in secondo piano le innegabili limitazioni estetiche.

A rendere più godibile l’esperienza è poi un menu d’emulazione comune a tutti e quattro i giochi, pensato per introdurre una varietà di migliorie alla quality of life generale: l’introduzione di save state che permettono di salvare e caricare in qualsiasi momento della partita, una funzione che permette di ”riavvolgere il tempo” per rimediare a qualsiasi mossa sbagliata, ma anche la possibilità di riassegnare ogni tasto dello schema di controllo e menu contestuali che indicano se si possiede già l’anima di un determinato nemico o il possibile drop di una carta per il DSS system.

Per i fan sfegatati della serie una delle aggiunte più importanti dei titoli collection è la presenza della modalità “galleria”, che permette di sfogliare bozzetti illustrativi, arte promozionale e addirittura sfogliare i bellissimi manuali illustrati che accompagnavano i giochi originali: poter rimirare gli splendidi disegni di Akihiro Yamada per Vampire’s Kiss o quelli di Ayami Kojima per Harmony of Despair e Aria of Sorrow aggiunge valore all’intera offerta, ulteriormente arricchita da un riproduttore musicale con cui ascoltare a volontà le ottime tracce musicali che compongono le colonne sonore dei giochi. L’anello debole, in questo caso, è Harmony of Dissonance, indubbiamente il titolo dalla colonna sonora meno memorabile.

verde

Castlevania Advance Collection è un prodotto mirato a nostalgici e fanatici della serie e in quanto tale compie un eccellente lavoro. Nonostante né Circle of the Moon né Harmony of Dissonance siano capolavori, la presenza di Aria of Sorrow vale quasi da sola il prezzo d’ammissione. Non resta che sperare che l’immobilismo di Konami stia per cessare e che in cantiere ci sia anche una futura “Castlevania DS Collection”.

La seconda opinione

La Castlevania Advance Collection è una buona occasione per rivalutare i capitoli della serie Konami pubblicati come esclusive per Game Boy Advance, sottostando tuttavia a una serie di compromessi tecnici che sono da tenere altamente in considerazione: comparti grafici evidentemente progettati attorno ad un display dal polliciaggio contenuto e dalla retroilluminazione assente, colonne sonore riproposte così com’erano all’epoca e davvero poche novità sul fronte prettamente contenutistico. Detto questo, i capitoli contenuti nel pacchetto rimangono in ogni caso videogiochi di valore, a cui la community di appassionati ha anche dedicato operazioni di romhacking che le migliorano su più fronti. Duole invece constatare che Konami – ed M2 – si sia limitata al minimo sindacabile, proponendo agli amanti della serie una collection tutto sommato fedele e onesta, ma comunque venduta a un prezzo che non corrisponde davvero al suo valore. A prezzo ridotto vale sicuramente la candela.

Majkol “Zaru” Robuschi

Voto: 6

Good

  • Centinaia di ore di gioco.
  • Prezzo contenuto.
  • La modalità galleria e l'aggiunta di rewind e salvataggi veloci.

Bad

  • Graficamente vetusto.
  • Troppe poche opzioni di regolazione schermo.
  • È pensato quasi esclusivamente per gli amanti dei metroidvania.
8

A differenza degli altri mammiferi, non è capace di mantenere la temperatura corporea costante: a causa di questa caratteristica, che lo rende simile ai rettili, il recensore vive tra console accese e schede video surriscaldate per tutto l'anno. La sua caratteristica lentezza lo rende la preda perfetta per il Caporedattore Horribilis. Abbandona il suo nido di cavi e controller solo occasionalmente, per nutrirsi e leggere e scrivere storie di fantascienza.