Dallo scorso 7 novembre ho avuto il piacere di riscoprire un sentimento che ormai da anni pensavo di aver sepolto nell’arido giardino rinsecchito che è il mio cuore: l’amore per il marchio Xbox. Sarà che sono un grande appassionato delle console nate morte e dei loro parchi titoli esclusivi, ma fatto sta che quando mi sono recato in centro alla mia città del Merseyside per recuperare una Xbox One X, rigorosamente in edizione Project Scorpio, inizialmente ero piuttosto scettico. Mi chiedevo se avesse senso investire ben 450 sterline inglesi (l’equivalente del tragicomico prezzo di lancio italiano di 499€) per riacquistare un dispositivo che, in sostanza, già possedevo… fin dal lancio.
Non ne faccio segreto: consideravo l’ambizione dietro al progetto Xbox One davvero eccitante. Non mi spaventava la tanto odiata politica dell’always online (“Al giorno d’oggi com’è possibile rimanere senza internet?“) e quando si parlava del famoso – quanto fumoso – “power of the Cloud” mi si illuminavano gli occhi. Complici i titoli di lancio, ero abbastanza certo che il mio investimento (altri 499€, contro i 399€ di PS4) sarebbe stata ripagato con tante esclusive, titoli giapponesi hardcore, e una convivenza nell’ecosistema Windows che mi avrebbe permesso prodezze mirabolanti, come la tanto decantata possibilità di usare OneDrive per condividere dalla mia console al mio PC contenuti multimediali, immagini e video ripresi dalla console (poi mai utilizzata una volta conosciuta la lentezza dell’editor video). E poi Kinect 2.0, malgrado il claudicante debutto della prima versione (di cui sono stato fiero tester, all’epoca), mi faceva tremare all’idea di potermi immergere completamente in un titolo di Swery che raccogliesse l’eredità del mio adorato Deadly Premonition. A distanza di anni è abbastanza ovvio che le mie aspettative siano state largamente disattese, ma non mi pento della scelta che presi all’epoca: mi sono divertito con Dead Rising 3 malgrado la già evidente difficoltà da parte di Capcom Vancouver di gestire l’IP senza la direzione di Keiji Inafune, ho solcato i cieli per diversi mesi con l’anonimo clone di Panzer Dragoon sognando un grande ritorno delle tinte Moebius-ane in un ipotetico sequel sviluppato con un budget che non fosse equivalente ad un un mio ordine medio da JustEat e benché fosse una vera cacca, anche Ryse riuscì a farmi credere in qualche modo che un futuro, per il marchio Xbox One, potesse esserci.

Grazie Square Enix!
D’altra parte su PlayStation 4 si viveva, ai suoi primi vagiti, di Knack e Killzone, non esattamente produzioni capaci di far battere il cuore di un videogiocatore come me, attratto dall’estrosità tipica del level design made in Japan. Torniamo quindi velocemente al prosciugamento del mio conto in banca avvenuto in un punto vendita Game che, manco a dirlo, mi costringe a fare avanti e indietro da un ATM per pagare la mia nuova fiammante console con sonante “cash only”: mentre, riluttante, passo al cassiere innumerevoli banconote da 20 sterline sotto gli occhi indignati della mia coinquilina, la sensazione di star investendo *troppi* soldi si fa sempre più forte, specie quando la stessa mattina avevo scoperto con sommo orrore che Kinect 2.0 non sarebbe stato compatibile se non con l’ausilio di un ulteriore cavo venduto ad una cifra davvero importante. “Per quei pochi giochi esclusivi che ci sono, poi”. Mi faccio forza e rincaso sfidando lo sciopero dei mezzi qui Liverpool (una giornata iniziata bene, insomma), scrivo qualcosa e mi riprometto di accendere la console solamente il giorno successivo. Che hype, eh? Quella stessa sera, navigando in rete, scopro di essere uno dei pochi qui in Inghilterra a non aver avuto difficoltà a trovare una Project Scorpio edition, mentre Xbox One X è sold out ovunque. Cambio di rotta: non rimane che scartare il packaging per fare conoscenza con la nuova nata in casa Microsoft.
Deluso dal design di Xbox One X, tutt’altro che rivoluzionario, metto in pensione la vecchia Xbox One non prima di aver eseguito un completo travaso dei miei contenuti su disco fisso esterno. Collego Xbox One X e l’avvio, accolto da un’animazione che “tamarra” è dir poco, ed eccomi qui a districarmi nella dashboard che ho odiato per mesi: non è cambiato niente. Ancora poco convinto dal mio recente acquisto, trasferisco tutto quello che devo sul suo disco interno da 1tb e incrocio le dita: è tempo di verificarne la validità. Con grande dispiacere sposto Kinect 2.0 (“È un arrivederci, amico mio”) e avvio Assassin’s Creed Origins, notando fin da subito che le cutscene iniziali scattano tanto quanto ricordavo su Xbox One. “Grazie Microsoft”, penso, ignorando che sul mio schermo 1080p l’immagine è decisamente più nitida, complice un potenziamento della risoluzione di rendering che, in ogni caso, viene supersampled per rientrare nel polliciaggio del mio televisore al plasma. Un dato non indifferente, considerando la performance del gioco su PlayStation 4 Pro, ma lo noterò solamente successivamente, quando la speranza tornerà a scorrere nelle mie vene. Intanto eccovi una comparativa.
La situazione comincia a risplendere, paradossalmente, quando torno nell’intricata dashboard della console, dove al di là di qualche singhiozzo occasionale, l’esperienza di utilizzo si è fatta decisamente migliore. La console sembra finalmente rispondere a ciò che le dico di fare, senza obbligarmi a rovinose attese come in passato, e la scoperta del nuovo menù veloce, richiamabile col tasto Xbox sul joypad, mi convince che forse “almeno una l’hanno azzeccata”. Non avendo avuto la possibilità di ricevere da Microsoft copie review di Cuphead o di Forza Motorsport 7 (grazie!) ricontrollo cosa racchiude la memoria del mio account digitale in oltre quindici anni di acquisti sul marketplace di Xbox. Mi ricordo che nella scatola della console è incluso uno sfizioso codice che permette di testare Xbox Game Pass, il servizio di gaming on demand lanciato da Microsoft con oltre 100 giochi inclusi: prendo coraggio e lo utilizzo.
Quello che mi si para di fronte, devo ammetterlo, è una libreria poco convincente, specie considerando la sconfinata scelta di videogiochi vantata da Xbox 360, ma in fondo “i decantati 100 titoli imperdibili” sono effettivamente quelli…almeno di numero. Scopro così di possedere praticamente la quasi totalità dei titoli che giocherei inclusi nel programma, ma noto che tra le fila di Tekken, Soul Calibur e picchiaduro bidimensionali (Dio li abbia in grazia!) spunta anche Ninja Gaiden Black, versione espansa del classico che amai alla follia per la prima Xbox. Non avendo con me le copie originali dei videogiochi dello scatolone nero (mi sono trasferito da poco e metà della mia collezione giace in una cascina in attesa di essere recuperata) non avevo la possibilità di inserire nel lettore della mia nuova console un titolo dell’anno domini 2004: francamente un’opzione che non avrei mai preso in considerazione per testare una nuova console appena sbarcata sul mercato. Se non che…
… incredibile. D’innanzi a me c’è un videogioco del 2004, sì, ma comunque caratterizzato da un ritmo serrato e da meccaniche ancora attualissime, reso ancora più appetibile da un texture filtering miracoloso e una risoluzione video di 4K supersampled a 1080p. Con i suoi 60 fps granitici (come in originale, d’altronde) e una pulizia video mai vista in precedenza, capisco che tutto questo l’avrei potuto avere semplicemente inserendo nella console il disco contenuto nell’impolveratissima confezione verde fosforescente del gioco che avevo ormai destinato in un angolo della mia stanza: è subito amore. Più che dalla nostalgia il mio interesse viene acceso dal recupero storico, una pratica poco interessante, forse, agli occhi del consumatore medio, ma di grandissima attualità, specie in un panorama dove i videogiochi vengono venduti in formato fisico privi di contenuti e patch (a volte imprescindibili) e che fra 20 anni renderanno il loro supporto fisico incapace di riproporli nella loro interezza. Mosso quindi dalla voglia di vedere quali siano le mirabolanti sorprese che Microsoft sta celando sotto il cappello del programma di retrocompatibilità, provo uno dopo l’altro i titoli che beneficiano – senza alcun apporto degli sviluppatori originali, voglio ricordarlo – di questo importante aggiornamento tecnologico. Se Oblivion appare sicuramente migliore che in passato, ma comunque invecchiato pesantemente a livello di meccaniche, ecco fare capolino Fallout 3 nella sua smagliante forma per Xbox One X: appena inserito il disco nel tray la console ricorda che ho acquistato in passato dei DLC e li integra nel mio download della versione digitale. Il risultato potete vederlo da voi.
Ora, parliamoci chiaro: agli occhi di un giocatore nato e cresciuto su PC questi aggiornamenti di titoli acquistabili anche su Steam/GOG e compagnia cantante non sono meritevoli di particolari lodi, ma ad una persona cresciuta a pane e console, lontana dal panorama dei digital store e dalle mod che permettono di modificare a piacimento qualsiasi cosa – e questo vale anche per i titoli più antichi -, quella che gli si parerebbe di fronte è senza ombra di dubbio la versione di Fallout 3 per console migliore sul commercio, senza se e senza ma. E il tutto riutilizzando quei vecchi dischi che ormai avevamo destinato, presumibilmente, al dimenticatoio o, peggio, al mercatino dell’usato. Mancano alla conta gli ormai imprescindibili 60fps (d’altronde non è stata Bethesda a metterci mano) e tutte le migliorie che solamente un’affiatata scena modding potrebbe regalare al classico post-apocalittico, ma il texture filtering e la risoluzione riescono nell’ingrato compito di rendere questo classico del videoludo (almeno per la maggioranza delle persone) assolutamente godibilissimo anche oggi. E guardate Mirror’s Edge, poco più sotto! Che strana, poi, la sensazione di ritrovare i salvataggi del 2005 o del 2007 ancora lì, ad aspettarmi, come se si ricordassero che gli achievements sono ancora lì da completare. E il guanto di sfida con il me del passato, neanche a dirlo, è già stato lanciato.
Per non parlare, poi, di tutti quei titoli in esclusiva per Xbox 360 mai riproposti su altre piattaforme: ve li ricordate Blue Dragon e Lost Odyssey su Xbox 360? Ecco, questa qui sotto è la performance che vantano su Xbox One X – comparabile a quella che avrebbero su Xbox One S, per inciso – ma se venissero potenziati come i titoli poco sopra?
Se non siete convinti dalla prospettiva di giocare, al lancio, la versione migliore dei titoli multipiattaforma per console, lascio la parola all’autorevole Digital Foundry per quanto riguarda il passato del gaming: vedere per credere. Ora, Microsoft, dacci delle esclusive. Grazie.