
Dishonored 2
Sviluppatore: Arkane Studios
Publisher: Bethesda Softworks
Genere: Avventura azione 3D
Disponibile: Digital+retail
PEGI: 18+
Lingua: Italiano
Versione Testata: PS4, PC
Ringraziamo il publisher per averci fornito una copia review
Nonostante non sia passato così tanto tempo, sembra un’eternità dal giorno in cui il primo Dishonored arrivò sugli scaffali dei negozi fissi e digitali per essere sottoposto al giudizio dell’utenza di tutto il mondo. Investire in una nuova serie è attualmente un affare rischioso per i publisher, ma Bethesda ha scommesso su un cavallo all’apparenza vincente, e dunque il secondo capitolo non si è fatto attendere. Corvo Attano, protagonista del prequel, sembrava aver domato con grande maestria la sfida commerciale posta da questo nuovo franchise, dimostrando di essere all’altezza delle aspettative di chi vedeva nella commistione di azione stealth e level design stratificato un nuovo tipo di approccio al genere. Dishonored 2 è pronto a raccogliere l’eredità del primo episodio?
Il genere di azione furtiva in prima persona è stato “inaugurato” un paio di decenni or sono dall’indimenticabile serie Thief, che ha rappresentato nella sua epoca il non plus ultra della tattica ragionata, del saper attendere il momento propizio per colpire e poi godersi i frutti della meditata pianificazione. All’alba del 2017, Dishonored 2 si colloca temporalmente a circa quindici anni di distanza dagli eventi narrati nel primo capitolo: Emily è imperatrice di Dunwall e al suo fianco può contare sulla saggezza proprio di quello stesso Corvo Attano che era stato attore principale di Dishonored. Tale stabilità, tuttavia, si rivela ben presto temporanea, visto che nei primi minuti di gioco si assiste inermi a un colpo di stato che sgretola tutto quanto era stato costruito con fatica; sale al trono Dalilah Kaldwin, parente stretta di Emily.
SI RACCOMANDA DISCREZIONE
Dopo una corposa sezione introduttiva viene data al giocatore la possibilità di scegliere chi controllare: il vecchio ma sempre funzionale Corvo Attano oppure la new entry Emily Kaldwin. La decisione non si limita ad essere semplicemente “cosmetica”, ma condiziona tutto l’arco narrativo del gioco e, soprattutto, determina le capacità concesse dal misterioso Esterno, tornato in azione con i poteri dell’Oblìo. Il doppio protagonista promette ovviamente un alto tasso di rigiocabilità, unito anche al diverso approccio con il quale si possono gestire i combattimenti: come accadeva in Dishonored infatti a seconda del quantitativo di morti e di sangue che il protagonista si lascerà alle spalle verrà modificata l’atmosfera che caratterizza la regione di Carnaca. È interessante notare come sia possibile persino adottare uno stile completamente non violento, evitando l’omicisio, e persino rinunciare agli oscuri poteri dell’Estraneo. Novità decisamente interessanti, che però rappresentano le uniche modifiche sostanziali apportate al gameplay rispetto al primo capitolo.
Dishonored 2 è infatti afflitto dalla classica sindrome del “more of the same”, ovvero dalla ripetizione di ciò che era stato considerato funzionante in passato, sia per non rischiare troppo di cambiare un gioco che si è rivelato efficace nella sua prima incarnazione, sia per non scoraggiare gli appassionati della prima ora. La scelta potrebbe anche rivelarsi adeguata se si avesse a che fare con un gioco pressoché perfetto a livello ludico, ma non è questo il caso.
Il primo Dishonored soffriva di pesanti lacune dell’intelligenza artificiale dei nemici, e di una strana gestione degli hitbox, che rendeva gli avversari capaci di mettere a segno colpi fisici anche quando si trovavano ad una certa distanza. Il nuovo capitolo presenta essenzialmente gli stessi difetti. Non è una sorpresa che Dishonored 2 incoraggi principalmente l’azione stealth pura, ma chi dovesse scegliere un approccio basato sulla forza bruta potrebbe restare parzialmente deluso a causa delle “falle” sopracitate. Va comunque evidenziato l’egregio lavoro svolto sul piano del level design, vero fiore all’occhiello di Dishonored 2. Grazie agli enormi livelli ben costruiti, con ampi spazi e indovinate evoluzioni verticali, il gioco è in grado di offrire diversi approcci alle missioni, stuzzicando la creatività dell’utenza. L’esplorazione minuziosa sarà ampiamente ricompensata con attività accessorie e con premi di vario tipo, com’è giusto che sia in un titolo focalizzato sull’utilizzo dell’ambiente come “arma”. A livello tecnico il gioco si presenta generalmente bene con una grafica dettagliata anche se un po’ datata rispetto a produzioni contemporanee: abbastanza inspiegabile la pesantezza con la quale Dishonored 2 si trova a girare, nonostante, appunto, non offra chissà quale pirotecnico spettacolo di poligoni ed effetti. Probabilmente il team di sviluppo si è concentrato sulla versione console, generalmente più solida, lasciando quella PC in secondo piano, con il risultato di inanellare l’ennesimo port scadente, anche su macchine che presentano i requisiti hardware consigliati. Ben realizzato anche il comparto sonoro che si compone di temi musicali apprezzabili e una vastissima campionatura di effetti sonori. Un po’ sottotono, invece, il doppiaggio in lingua italiana, ma niente di particolarmente grave. Per i più esigenti è comunque selezionabile la traccia sonora anglofona.
Dishonored 2 raccoglie l’eredità del primo capitolo al 100% e ne migliora i contenuti sia a livello di gameplay che di level design mettendo nelle mani del giocatore la possibilità di scegliersi da solo il suo destino. Sono presenti anche difetti ovviamente, come la scarsa IA dei nemici, la strana “pesantezza” di cui soffre nonostante sia esteticamente inferiore a molte produzioni odierne e soprattutto la tendenza ad offrire un “more of the same”. Tutto sommato il secondo episodio della saga riesce a convincere e saprà di certo appassionare un giocatore alla ricerca di sfide appaganti.